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Il Canto degli Italiani, un lungo iter per essere inno nazionale

Il Canto degli Italiani, un lungo iter per essere inno nazionale

Esperto, bisogna ricordare che è un Canto e non una marcia

GENOVA, 24 marzo 2025, 17:44

Redazione ANSA

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Era il 1847, il compositore genovese Michele Novaro era impegnato a Torino come direttore dei cori al Teatro Carignano quando ricevette una poesia da Genova, composta dal giovane Goffredo Mameli: "Fratelli d'Italia…". Novaro si accese di entusiasmo, e stando alle cronache, scrisse quasi di getto un commento musicale al testo patriottico. Nacque così "Il Canto degli Italiani" che nel giro di pochi mesi divenne l'inno risorgimentale più gettonato in un'epoca in cui canti patriottici in lingua o in dialetto, nascevano ovunque.
    Genova, dunque, è la capitale dell'Inno, composto a metà Ottocento da due giovani artisti che hanno consacrato la loro vita alla causa indipendentista: Mameli addirittura è morto per difendere la Repubblica romana, Novaro ha lavorato costantemente per dare il proprio contributo alla causa nella sua veste di compositore e di organizzatore di manifestazioni. E' tale la popolarità del "Canto degli Italiani" che quando Verdi nel 1862 fu inviato a comporre un inno per l'Esposizione Universale di Londra, su testo di Boito, inserì nella sua composizione tre inni nazionali: "God save the Queen" in omaggio al paese ospitante, "La Marsigliese" come simbolo universale dei principi egualitari e "Il Canto degli Italiani" per il nostro Paese. Ma all'epoca la pagina di Mameli e Novaro non era riconosciuta come inno nazionale. Lo sarebbe stato, in via provvisoria, solo con la proclamazione della Repubblica e solo con la legge 4 dicembre 2017 n. 181. Nelle scorse settimane, infine, è stata diffusa la bozza di un decreto attuativo del'inno contenente le norme per l'esecuzione dell'inno stesso nelle occasioni ufficiali. La bozza (che accenna evasivamente alla presenza dell'originale del testo di Novaro in un "Museo di Genova": si tratta del Museo del Risorgimento di via Lomellini, la Casa di Mazzini) contiene in realtà diversi errori interpretativi che si spera siano stati corretti e non tiene conto nelle indicazioni relative al testo e alla prassi musicale della revisione critica dell'opera effettuata in tempi recenti da studiosi come Maurizio Benedetti che ha curato una pubblicazione con il Conservatorio di Torino: "In particolare - ha dichiarato Benedetti - è invalso l'uso di eseguire l'inno per accompagnare nelle cerimonie militari movimenti in marcia del gruppo bandiera e simili: è quanto mai opportuno vietarli esplicitamente per non snaturare le caratteristiche musicali del nostro inno: un "Canto" e non assolutamente una marcia".
   

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