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Il truffatore, storia di soldi, ambizione e solitudini

Il truffatore, storia di soldi, ambizione e solitudini

Francesco Casolo: "Ho reso carne viva sia il bene che il male"

ROMA, 24 marzo 2025, 18:31

di Marzia Apice

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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FRANCESCO CASOLO, IL TRUFFATORE (Feltrinelli, pp.272, 19 euro)

"Volevo rendere carne viva sia il bene che il male. In fondo non esiste nessuno che sia tutto bianco o tutto nero. Per questo ho sospeso il giudizio". È una storia potente, di sfumature ma anche di grande acume psicologico, quella proposta da Francesco Casolo ne "Il Truffatore", romanzo in uscita il 25 marzo con Feltrinelli.

In un affascinante dualismo tra la provincia lombarda nebbiosa, produttiva e un po' bigotta, dove i sogni muoiono ma si vive tranquilli, e la Milano spregiudicata dei profitti e della bella vita, l'autore racconta la storia di un giovane banker in carriera appena lasciato dalla moglie pronto a truffare, senza alcuna remora, un anziano e ricchissimo imprenditore, che si è fidato di lui e la cui famiglia è stata irrimediabilmente segnata da un dramma indicibile quanto assurdo. Come le è venuta l'idea di calarsi nella mente di un truffatore? "Casualmente, stavo leggendo una notizia su un giornale locale della vicenda di un truffatore: ho trovato elementi in comune con lui, aveva la mia età e apparentemente una buona posizione, una moglie. Mi sono chiesto perché avesse scelto di mettere tutto a rischio: solo per regalarsi uno o due anni di pazzie?", racconta Casolo all'ANSA. "Volevo risalire alle motivazioni. La risposta che mi sono dato è che forse tutti noi potremmo essere soggetti a un comportamento del genere. Ho studiato anche altri casi: alla base non c'è un istinto criminale, ma una combinazione di fattori. Penso all'ossessione del denaro e di alcuni beni di consumo, all'influenza della vita di provincia. Poi mi sono chiesto chi fossero le vittime. Molte volte i truffati sono persone facoltose, che hanno avuto ruoli importanti, non vecchie signore indifese. Questo per dire che tutti noi abbiamo un punto di rottura, e quando le difese si abbassano si può essere fregati".

Come accade nel suo libro, in cui il protagonista tradisce un uomo giunto ormai alla fine della vita che si era affidato a lui. "Tra i due si crea un rapporto padre-figlio: l'imprenditore che credeva di regalare il benessere alla famiglia ma che poi si rende conto di aver fallito, a 80 anni conosce un ragazzo che potrebbe essere come suo figlio morto tanti anni prima. Lui abbassa le difese, l'altro lo sente e lo frega", spiega. Nel romanzo non c'è mai la volontà di giudicare: con equilibrio, senza prendere le parti di nessuno, lei riesce a raccontare i meccanismi mentali dei protagonisti, l'ossessione del denaro e la spregiudicatezza accanto alla solitudine e alla fatale volontà di fidarsi. "Non volevo mettermi né in una posizione di superiorità né troppo di distanza, ma rendere carne viva sia il bene che il male", aggiunge. "Il broker in fondo era felice dell'amicizia nata con l'anziano imprenditore, perché aveva sofferto un deficit di presenza paterna. Dall'altra parte c'è la vittima, che è un uomo pieno di chiaroscuri. Ha sbagliato con la famiglia, ha chiesto uno sforzo di generosità alla moglie non essendo probabilmente capace di fare la stessa cosa. Io mi sono infilato dentro questa storia. Mi è sembrato che tra i due uomini ci fosse un corteggiamento".

Nel libro, i cui diritti sono già stati venduti alla casa editrice Seix Barral del Gruppo Planeta, il linguaggio è teso, diretto, senza fronzoli, ma capace di andare in profondità per raccontare la psicologia dei caratteri. "Il libro è stato oggetto di continue riscritture e rifacimenti, e di un lungo lavoro di sottrazione, per evitare stereotipi e caricature", rivela l'autore. "Ho cercato di fare in modo che tutto ciò che c'era servisse, niente doveva distogliere dalla storia e dal processo mentale che avveniva nel protagonista. È scritto in terza persona ma c'è molto il suo rimuginare cinico e ironico, anche sentimentale e amaro".

Funzionale alla storia è anche il dualismo tra Milano e la provincia: "Sono nato e cresciuto a Milano, ora vivo in Valle d'Aosta, giro tanto e conosco bene le città di provincia, in cui ancora oggi conta di essere di quella famiglia. Il protagonista è un outsider", afferma ancora, "e Milano ha un potere di attrazione molto forte, come se fosse la New York italiana, tra serate, soldi, champagne, dove si può fare tutto nel bene e nel male". Dopo "La salita dei giganti", in cui racconta la vicenda della famiglia Menabrea, anche stavolta ha scelto una storia esemplare. Cosa la ispira? "Era da quasi un anno che cercavo una nuova storia, non trovavo una chiave che mi interessasse nel proseguire la vicenda della famiglia Menabrea", conclude Casolo.

"Volevo raccontare la storia di qualcuno a cui sono state servite delle carte e che poi decide di rimescolarle completamente. Una storia in cui il destino sembrava segnato, e invece poi cambia tutto". 

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