Sviluppare una protesi di braccio che
si muova in modo più naturale e fluido rispetto a quelle
esistenti: è questo l'obiettivo di uno dei 15 progetti italiani
finanziati con 150mila euro dal Consiglio Europeo della Ricerca
per avvicinare al mercato le ricerche più innovative. Il
progetto è condotto all'Istituto Italiano di Tecnologia dal
gruppo di Antonio Bicchi, a capo del Soft Robotics for Human
Cooperation and Rehabilitation Lab all'Iit di Genova e uno dei
pionieri delle protesi basate sulla robotica soffice, che
utilizza materiali non rigidi né metallici.
Dopo avere ideato la mano Soft Hand, la ricerca di Bicchi
punta ora a sviluppare una protesi di braccio che riproduca le
caratteristiche dell'arto umano. Al progetto, chiamato
VSoftPro, parteciperà anche la pmi innovativa qbrobotics, nata
nel 2012 come start-up dell'Iit. L'obiettivo, dice l'Iit è
"sviluppare una protesi transomerale per gli arti superiori che
replichi l'aspetto naturale e la funzionalità di un arto umano,
attraverso una rigidità controllabile dall'utente e una
adattabilità all'ambiente passiva. La progettazione sarà
anticipata da indagini preliminari con gli utenti, affinché il
design della protesi risponda alle loro esigenze e preferenze".
Il sistema muscolo-scheletrico umano permette agli
individui di adattarsi senza sforzo a compiti e ambienti diversi
grazie al loro essere cedevoli e di rigidità controllabile e la
protesi allo studio viene progettata per imitare questo
comportamento. I ricercatori prevedono inoltre un controllo
intuitivo che permetta a chi la indossa di gestirla come
un'estensione del proprio corpo. E' infine in programma uno
studio sui vantaggi delle protesi di questo tipo rispetto a
quelle rigide tradizionali.
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