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ANSAcom - In collaborazione con Deloitte
I Paesi del G7 promuovano la collaborazione, l'inclusione e l'innovazione, per sostenere la crescita globale e contemporaneamente quella dei Paesi in via di sviluppo su tematiche centrali come transizioni green e digitale, sicurezza alimentare e innovazione sanitaria: è l'impegno che parte dall'ultima tappa del B7 Italy 2024 'Leading the transitions together', svolta a Pescara in occasione della 'G7-Industry Stakeholders Conference', organizzata a margine della ministeriale G7 sullo Sviluppo e alla quale ha partecipato anche il ministro agli Affari esteri, Antonio Tajani. La riflessione sulla necessità "di non lasciare indietro nessuno" e considerare la cooperazione "la parola chiave" - come ha sottolineato la chair B7 Italy, Emma Marcegaglia - nasce delle evidenze principali contenute nel B7 Flash, l’approfondimento di Confindustria (che presiede l'evento) e Deloitte Italia. "I Paesi del G7 - ha spiegato Andrea Poggi, capo delegazione B7 per Deloitte, riportando i dati -, crescono meno dei Paesi del G20", visto che la stima è sostanzialmente di una crescita annua prevista dal 2023 al 2025 intorno a 2,2%, contro il 4,4% dei Paesi del G20. Ma anche all'interno del G7, c'è una una produttività divergente: negli ultimi vent’anni, il gap tra le economie nordamericane e gli altri Paesi del G7 è sostanzialmente raddoppiato, passando dal 18% nel 2001 al 35% nel 2023. Dati, questi, che possono "indebolire la capacità dei G7 di sostenere i Paesi meno sviluppati, in particolare quelli africani", alle prese con sfide economiche impegnative: il loro debito pubblico - emerge sempre dal B7 Flash - è aumentato significativamente nell’ultimo decennio, costringendo questi Paesi a destinare, in media, il 17% delle entrate statali al finanziamento del debito estero, riducendo pertanto le risorse disponibili per gli investimenti e i servizi pubblici. La crescita economica negli ultimi 35 anni, inoltre, non è stata sufficientemente ampia a colmare il divario con i Paesi ad alto reddito, dove la crescita del Pil è risultata più sostenuta. Come i Paesi del G7 possono dunque invertire questi trend negativi? "Innanzitutto attraverso una leadership del G7 nelle transizioni digitali ed ambientali", ha sottolineato Poggi. Serve dunque "un'attenzione a tutti i temi della food security e dell'evoluzione dei sistemi sanitari", perché "solo se si riesce a includere i Paesi in via di sviluppo nelle transizioni si assicura un livello minimo di sviluppo nell'ambito del food, dell'agricoltura e si stabilizzano i sistemi sanitari. Allora la crescita dei Paesi in via sviluppo rende possibile la crescita dei Paesi del G7". Anche a detta di Barbara Cimmino, vice presidente per l’Export e l’Attrazione investimenti di Confindustria "per non lasciare nessun Paese indietro, soprattutto dell'economia in via di sviluppo, è necessario che ci sia un'avanzata molto importante sulle tematiche della transizione digitale, energetica, di sostenibilità che sostengano l'economia". I Paesi del G7 - rimarca il B7 Flash - hanno l’opportunità di rafforzare il proprio ruolo strategico nello sviluppo dei Paesi africani (anche di fronte al progressivo minore coinvolgimento della Cina, negli ultimi 20 anni principale investitore nei Paesi africani), attraverso iniziative mirate su tre aree chiave: transizione green e digitale, sicurezza alimentare e sanità. Per la presidente Marcegaglia "è importante che anche i Paesi del G7 si occupino dei Paesi che stanno peggio e in questo le imprese vogliono essere una parte importante, anche attraverso joint venture, per aiutare le imprese dei Paesi in via di sviluppo, in particolare dell'Africa". Marcegaglia ha quindi ribadito "come il mondo del business vuole impegnarsi per lo sviluppo". "I Paesi G7 - ha ricordato - sono i maggiori fornitori di sostegni pubblici allo sviluppo a livello mondiale: secondo dati Ocse, elaborati da Confindustria, nel 2023 hanno destinato circa 169 miliardi di dollari, quasi il 60% dei flussi globali. Oggi la parola chiave è cooperare".
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