Il mondo cambia
rapidamente e la Chiesa non può rimanere a guardare sperando che
sia solo un momento e che passerà. Deve divenire protagonista
dei cambiamenti e per questo serve "una teologia rapida". E' la
proposta che il gesuita padre Antonio Spadaro affida alle
colonne di Avvenire. "La Chiesa ha bisogno di abitare non solo
porti sicuri, ma anche luoghi esposti a venti e burrasche che
agitano il mondo", sottolinea il sottosegretario al Dicastero
vaticano per la Cultura.
Per Spadaro "non dobbiamo essere vittime della paura davanti
ai grandi cambiamenti della storia. Quelli che viviamo, del
resto, sono molto rilevanti, ma non sono certo i primi della
storia umana. Ad esempio, i cambiamenti bruschi di
'intelligenza' li abbiamo già vissuti nella storia". "L'umanità
produce questi cambiamenti e deve imparare a gestirli con
saggezza. Contemplare Cristo vivo nel nostro tempo libera il
cristiano dalle tentazioni che pensano sia necessario riciclare
il Vangelo trasformandolo o in una bottega di restauro, oppure
in vari laboratori di utopie", scrive il gesuita richiamando il
pensiero di Papa Francesco che mette in guardia sempre dal
trasformare la fede in un museo.
Di fronte al "cambio d'epoca", il cristiano non può dunque
illudersi "di vivere una situazione transitoria, dove bisogna
aspettare che passi, e poi le cose torneranno a essere come sono
sempre state. Né si può assumere l'atteggiamento dello struzzo e
fare come se il mondo fosse diverso. Occorre il coraggio di
vincere le paure, attraversare il mare e compiere la traversata
insieme all'umanità di questo nostro tempo. Facendo surf su
queste rapide, oggi riscontriamo un grande cambiamento nel
rapporto tra il cristiano e la cultura". E allora "in questa
situazione culturale, la sfida più grande consiste nel dialogare
empaticamente, anche alla ricerca di nuovi linguaggi per dire la
fede. Scarsa riflessione critica e scarso discernimento possono
condurre, invece, a un soggettivismo religioso fondamentalista".
La Chiesa - conclude p. Spadaro - "oggi ha bisogno di abitare
non solamente porti sicuri, dove pure condurre la gente come si
fa nei terremoti. Deve prendere casa anche in luoghi esposti
alle rapide, ai venti, e pure alle burrasche che agitano il
mondo. È in questi luoghi mossi e ventosi che soffia lo
Spirito".
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