"Finisce la guerra, non il conflitto,
ma come abbiamo detto anche come ordinari cattolici di Terra
Santa, la tregua è un passo necessario. Nella popolazione
avvertiamo un senso di liberazione, la fine di questo terribile
periodo. Siamo contenti, anche se siamo davanti a una tregua
molto fragile che ha davanti ancora molti ostacoli, ma bisogna
incoraggiare questi passi". Il cardinale Pierbattista
Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, guarda con speranza
e realismo ai giorni che verranno. Ne parla in un'intervista ad
Avvenire - che l'ANSA è in grado di anticipare - in uscita
domani, giorno di entrata in vigore del cessate il fuoco tra
Israele e Hamas.
"Ci saranno molte difficoltà durante la tregua, il rischio di
incidenti, e nelle ultime ore prima dell'entrata in vigore
dell'accordo si spara ancora. Ma bisogna andare avanti,
incoraggiare e sostenere questi passi", afferma rispondendo alle
domande dell'inviato Nello Scavo.
I sentimenti che ha raccolto dalla parrocchia di Gaza, "le
loro speranze e le loro più grandi preoccupazioni sono per
quello che ancora potrebbe succedere. Ma sono molto contenti per
l'imminente fine degli scontri armati e per la svolta che una
tregua può portare". Ora "le principali emergenze sono tre. Il
cibo, ma questo dovrebbe essere risolto in fretta permettendo la
consegna degli aiuti alimentari necessari. La scuola, molti
dimenticano che da due anni a Gaza centinaia di migliaia di
bambini non hanno ricevuto alcuna istruzione. E naturalmente la
sanità, che è in ginocchio, con gli ospedali quasi tutti
distrutti, e perciò necessita di interventi massicci e rapidi".
Pizzaballa aggiunge: "Certamente tornerò a Gaza, dovrà
esserci anche un contesto sia interno che esterno che lo renda
possibile, ma certamente tornerò. Il Patriarcato è già impegnato
da tempo, adesso stiamo valutando in che modo continuare la
nostra azione di sostegno, non da soli. Insieme ad altri
dovremmo creare un network insieme ad esempio agli anglicani, ai
cavalieri di Malta, per riuscire ad arrivare a quanta più
popolazione possibile".
Secondo il patriarca, "ci sono stati molti cambiamenti nel
Medio Oriente, ma la questione israelo-palestinese, il cuore di
tutte le questioni mediorientali, ha bisogno di un cambiamento
di prospettiva. Ci sarà ancora molto da fare. Abbiamo bisogno di
nuove leadership, abbiamo bisogno di visione, abbiamo bisogno di
narrative diverse rispetto a quelle improntate alla vittoria,
alla distruzione, all'odio". Per fare questo, prosegue,
"innanzitutto abbiamo necessità di fermare la guerra. La tregua
è un punto di svolta importante che però ha bisogno di un
impegno serio da parte di tutti, dei politici, dei religiosi,
perché non sia solo un episodio temporaneo, ma l'inizio di un
nuovo tipo di percorso".
Per quanto riguarda infine le tensioni tra ebraismo e Chiesa
cattolica e le recenti critiche a papa Francesco, "i
fraintendimenti ci sono stati e non si possono negare.
Recentemente sono stati espressi in maniera molto chiara. Io li
leggo tutto sommato come momento importante delle relazioni tra
la Chiesa cattolica, il mondo ebraico religioso e il popolo
d'Israele. Un'occasione per rinforzare il dialogo, che semmai
deve diventare ancora più vero e più autentico".
"L'importanza delle relazioni tra noi deve prevalere sulle
attuali incomprensioni - conclude Pizzaballa -. Dobbiamo
lavorare per superarle e per rendere le nostre relazioni ancora
più forti e salde".
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