Albania, il governo ci riprova. E per aggirare la tagliola dei giudici, che finora hanno bocciato i trattenimenti, punta a trasferire lì non più migranti intercettati in mezzo al mare da sottoporre alle procedure accelerate per l'esame dell'asilo, ma stranieri presenti in Italia che hanno ricevuto un provvedimento di espulsione convalidato dal magistrato. Le strutture albanesi funzionerebbero così come Centri di permanenza per il rimpatrio. Il decreto che introduce la novità dovrebbe andare venerdì prossimo all'esame del Consiglio dei ministri.
"Il modello Albania è fallito, Meloni si fermi", insorge l'opposizione. E' un dossier che scotta quello albanese, con la premier che si è impegnata a far funzionare i centri, "dovessi passarci ogni notte da qui alla fine del governo italiano". Per ora il progetto - dal costo di quasi un miliardo di euro per un quinquennio - è stato un flop. Dopo imponenti lavori durati mesi le strutture sono state aperte lo scorso ottobre, ma i tre trasferimenti di migranti - fatti ad ottobre, novembre e gennaio - si sono conclusi con esito analogo: i richiedenti asilo sono stati portati in Italia. Non potevamo essere trattenuti, la decisione dei giudici. Gli uffici legislativi del Viminale e di Palazzo Chigi si sono quindi messi al lavoro sull'idea di utilizzare - per il momento - i centri albanesi come Cpr. Confidando che la sentenza della Corte europea di giustizia sui Paesi sicuri - attesa entro la primavera - sblocchi la possibilità di trattenere anche i richiedenti asilo. Mentre più in là il nuovo trattato europeo prevederà la creazione di hub per migranti in Paesi terzi. Al momento nel sito di Gjader (in quello di Shengjin è stato allestito solo un hotspot per l'identificazione, senza posti letto) è già presente un Cpr da 144 posti, accanto ad un centro per richiedenti asilo da 880 e un penitenziario da 20.
"Quindi per noi - ha spiegato il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi - si tratta solo di attivarlo nei tempi più stretti possibili, visto che c'è un tema di recupero di posti disponibili nei Cpr sul territorio nazionale". Il titolare del Viminale fa riferimento agli ancora pochi Centri di permanenza per il rimpatrio presenti in Italia, nonostante l'indicazione di aprirne "almeno uno per regione". Succede così spesso che stranieri irregolari destinatari di un provvedimento di espulsione rimangano liberamente in circolazione perchè non c'è posto nei Cpr. L'idea - cui si sta cercando di dare forma giuridica con il nuovo decreto - è che questi vengano trasferiti nei centri albanesi, dove possono essere trattenuti per un massimo di 18 mesi. Attacca l'opposizione. Meloni e Piantedosi, dice la segretaria del Pd, Elly Schlein, "dovrebbero fermarsi e chiedere scusa per aver sperperato così tante risorse pubbliche in un protocollo disumano, che calpesta i diritti fondamentali e che è fallito prima ancora di cominciare". Secondo Alfonso Colucci (M5s), "per fare questo cambio di destinazione d'uso dei centri, il governo deve rivedere il Protocollo con l'Albania, con relativo passaggio nel Parlamento italiano e in quello albanese per l'approvazione delle sue modifiche. Perché ad oggi quel trattato consente il trasporto in Albania solo di persone salvate in mare da navi militari italiane in acque internazionali, non di certo di migranti in attesa di espulsione presenti in Italia da mesi o anni". Il segretario di Più Europa Riccardo Magi si rivolge alla premier: "per una volta, non trovi scuse e dica la verità agli italiani: i centri in Albania non hanno funzionato e non funzioneranno".
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