L'Europa "ha la forza per interloquire con calma, autorevolezza e determinazione" ai dazi che minaccia l'amministrazione Trump. Sergio Mattarella sembra voler far ritrovare autostima e compattezza ad un'Europa che appare timorosa a replicare alle barriere tariffarie che l'America trumpiana sta imponendo al mondo. Il presidente della Repubblica approfitta di una sua partecipazione ad un evento a difesa dell'agricoltura italiana, voluto dal ministro Lollobrigida a Roma, per chiedere uno scatto di reni all'Unione europea. Quello dell'Unione europea è un "modello imitato nel mondo e dimostra quanto sia stata un'esperienza straordinariamente di successo. Naturalmente ha lacune da colmare come processi decisionali più veloci. Servono risposte veloci e tempestive. L'Europa ha bisogno di aggiornarsi". Contemporaneamente Mattarella difende con forza il sogno europeo e con ancora più forza sottrae a tentativi revisionisti delle destre l'immagine dei Padri fondatori dell'Europa e il loro patrimonio culturale.
A pochi giorni dalle parole della premier Giorgia Meloni in Aula alla Camera con le quali ha demolito il Manifesto di Ventotene il capo dello Stato non ha esitazione nel mostrare che la pensa in maniera completamente diversa. Mattarella ricorda subito quanto sia importante tenere a mente il "contesto" in cui si operava in quegli anni per giudicare testi e parole che oggi - dopo quasi 80 anni di democrazia - possono sembrare forti. Certo, il presidente non cita mai la parola "Ventotene" ma la sua analisi è chiara: "bisogna riflettere al contesto in cui si muoveva questo avvio dell'integrazione europea", premette rispondendo ad un ragazzo che gli chiedeva proprio della nascita della Ue. "Nel 1945 l'Italia usciva da una guerra devastante. Vi erano state brutali dittature e l'abisso dell'olocausto. In quel clima di tragedie, di disperazioni alcuni statisti lungimiranti e coraggiosi cercarono di capovolgere un'idea: fu una rivoluzione di pensiero. Mettere insieme il futuro dell'Europa". Statisti coraggiosi e rivoluzionari legati - con le loro differenze ideologiche - in una catena che parte proprio da Ventotene, dai pionieri Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, passa per Alcide de Gasperi e valica i confini dell'Italia con l'azione di Konrad Adenauer, Robert Schuman e Jean Monnet.
C'è tanta Europa nei pensieri di queste settimane del presidente: un'Europa che è un modello "straordinario" che il mondo ci imita. Un'Europa che non si deve fermare, che - aggiunge - ha bisogno di aggiornarsi, di colmare lacune, di avere processi decisionali più veloci e tempestivi". Ma soprattutto c'è un'Europa che deve essere forte ed orgogliosa, che deve però far valere il suo peso nella guerra - Mattarella sottolinea la parola "guerra" - dei dazi. "Bisogna essere sereni senza alimentare un eccesso di preoccupazione perchè la Ue - rimarca ancora - ha la forza per interloquire e per contrastare una scelta così immotivata. L'Europa è un soggetto forte, quindi bisogna interloquire con calma ma anche con determinazione". Non si legge,quindi, nelle parole del presidente alcun timore reverenziale nell'affrontare il problema ma neanche si scorge l'irrazionale volontà di "rappresaglie", tanto per citare un termine usato da Giorgia Meloni. Ma la situazione è complessa, a rischio ci sono miliardi di export italiano, buona parte di quel made in Italy che Lollobrigida rappresenta. "Speriamo che prevalga il buon senso", osserva non troppo convinto Mattarella rispondendo ad un agricoltore della Coldiretti giustamente assai preoccupato.
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