/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

25 anni fa il voto che incoronò Putin come 'zar'

25 anni fa il voto che incoronò Putin come 'zar'

Un quarto di secolo di deriva autoritaria

MOSCA, 25 marzo 2025, 20:15

di Giuseppe Agliastro

ANSACheck
25 ANNI FA IL VOTO CHE INCORONÒ PUTIN ZAR DELLA RUSSIA © ANSA/EPA

25 ANNI FA IL VOTO CHE INCORONÒ PUTIN ZAR DELLA RUSSIA © ANSA/EPA

Sono passati 25 anni da quel 26 marzo del 2000 che vide Vladimir Putin eletto per la prima volta al Cremlino. Un quarto di secolo che ha visto la Russia cambiare radicalmente, sotto una deriva autoritaria che ha ormai trasformato le presidenziali russe in un evento di regime per rafforzare il suo controllo sul Paese. Quelle del 2024 sono state infatti elezioni macchiate da accuse di brogli, da un opaco voto elettronico e dal fatto che le urne fossero aperte persino nelle regioni ucraine occupate dalle truppe russe. Elezioni ufficialmente vinte da Putin con quasi il 90% dei voti. In una Russia in cui tutti i principali oppositori sono in esilio o ingiustamente dietro le sbarre. O sono morti, come Aleksey Navalny e Boris Nemtsov. Una Russia in cui schierarsi contro la guerra in Ucraina ordinata da Putin può costare fino a 15 anni di reclusione.

 

Quando vinse le elezioni del 2000 Putin era già presidente ad interim. Era infatti premier da quattro mesi quando, il 31 dicembre del 1999, Yeltsin si dimise con un discorso a sorpresa in tv lasciandogli le chiavi del Cremlino. Precedentemente l'ex ufficiale del Kgb era stato per otto mesi a capo dell'intelligence e per cinque segretario del Consiglio di sicurezza. In questo quarto di secolo di Putin al potere, ci sono state la seconda guerra cecena, le terribili stragi del teatro Dubrovka di Mosca e della scuola di Beslan. Nel 2006 vengono uccisi la giornalista Anna Politkovskaya e l'ex ufficiale dei servizi russi Aleksandr Litvinenko, diventato una voce critica nei confronti del Cremlino.

Putin intanto consolida sempre più il controllo sui mass media e inasprisce la repressione. Nel 2003 il magnate del petrolio Mikhail Khodorkovsky, considerato un possibile sfidante di Putin, viene arrestato con accuse di "frode ed evasione fiscale" da molti ritenute di ovvia matrice politica. Nel 2008, alla fine del suo secondo mandato presidenziale consecutivo, Putin è costretto dalla Costituzione a non ricandidarsi. Diventa premier, ma la poltrona presidenziale passa a un suo fedelissimo, Dmitri Medvedev. Putin torna subito al Cremlino già nel 2012 e da allora rafforza la sua posizione cambiando la Costituzione in modo da allungare il mandato presidenziale da 4 a 6 anni. Poi cancella di fatto per sé, e solo per sé, il limite di due incarichi consecutivi riservandosi la possibilità di candidarsi nel 2024 e ancora nel 2030.

La repressione continua. Mentre a livello internazionale si fanno sempre più tesi i rapporti con l'Occidente, almeno fino al ritorno di Trump alla Casa Bianca. Dopo la rivolta di Maidan, che in Ucraina costringe alla fuga il presidente filorusso Viktor Yanukovich, nel 2014 la Russia si annette illegalmente la Crimea con un intervento armato e un controverso referendum.

Poco dopo scoppia la guerra del Donbass, in Ucraina orientale, dove Mosca è accusata di appoggiare i miliziani separatisti. Nel 2022 le truppe russe lanciano l'aggressione militare su larga scala che sta martoriando l'Ucraina e in cui hanno perso la vita decine di migliaia di persone. Due anni dopo il rivale numero uno di Putin, Alexey Navalny, muore in carcere in circostanze poco chiare: una morte dietro la quale si staglia prepotente l'ombra del Cremlino e per la quale l'opposizione russa punta il dito direttamente contro il regime. 

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza