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L'uomo Pino e l'artista Daniele nel docu di Lettieri

L'uomo Pino e l'artista Daniele nel docu di Lettieri

"Pino" il 31 marzo, 1 e 2 aprile in sala. Racconto di un simbolo

ROMA, 25 marzo 2025, 19:38

di Claudia Fascia

ANSACheck
- RIPRODUZIONE RISERVATA

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I video fatti in casa, quelli con i bambini che giocano e le coccole ai cani di famiglia, e le foto di famiglia da una parte, le immagini dei concerti leggendari, come quello in piazza Plebiscito a Napoli, il 19 settembre del 1981, insieme alla superband composta da Tullio De Piscopo, Joe Amoruso, Rino Zurzolo, Tony Esposito, James Senese davanti a 200mila persone, dall'altra. C'è il Pino Daniele intimo, familiare e l'artista che partito da Napoli ha conquistato il mondo in Pino, il documentario con la regia di Francesco Lettieri, che sarà in sala il 31 marzo, 1 e 2 aprile, nell'anno delle celebrazioni per i 70 anni dalla nascita e i 10 dalla sua scomparsa.
    "Spero di aver raccontato un Pino vero, di aver aperto qualche finestra sull'uomo, sulla sua intimità, su quella che è stata la sua storia. Anche gli aspetti più difficili da raccontare come i suoi genitori. Non c'è un solo Pino Daniele, io spero di aver contribuito ad averne uno in più", racconta all'anteprima per la stampa a Roma il regista, che arriva dal mondo dei videoclip e ha voluto mantenere questa sua cifra stilistica anche nel docu, dove le canzoni del cantautore blues sono accompagnate da brevi film. "Per sottolineare come le canzoni di Pino abbiano attraversato questi anni e siano ancora contemporanee. Si respirano nei vicoli della città".
    Nel documentario, è il giornalista e critico musicale Federico Vacalebre a ripercorrere i luoghi in cui l'artista ha vissuto per andare alla ricerca di un Pino inedito, attraverso il racconto e il punto di vista di chi lo ha conosciuto bene: familiari, amici d'infanzia, colleghi, musicisti (la maggior parte dei quali presenti solo in voce, "perché l'attenzione deve essere su Pino e tutti si sono messi al suo servizio"). Tra loro Vasco Rossi, Jovanotti, Loredana Bertè, Eric Clapton, Rosario Fiorello. Ed è così che emergono i sogni, le paure, i bisogni di un uomo che è diventato "parte per il tutto", con il difficile compito di rappresentare una città intera. Quella Napoli che lo ha generato e che tanto lo amò, da costringerlo ad abbandonarla, quando divenne impossibile vivere la quotidianità. Ma da Napoli, Pinotto, come lo chiamavano i fratelli per via delle sue rotondità, il ragazzo con gli occhiali spessi e l'aria da impiegato comunale, è riuscito a conquistare il mondo. "Questo film parte da un tesoro, che è quello custodito dalla Fondazione Pino Daniele - spiega Vacalebre -. Con tutto il materiale a disposizione avremmo potuto dare vita a una serie.
    Il film musicale, perché di questo si tratta, tiene insieme le radici e le ali di Lazzaro felice. E il duplice anniversario è solo una scusa per raccontare qualcosa che andava comunque raccontato e contestualizzarlo nel presente".
    Una delle voci che accompagnano il racconto è quella del figlio di Pino Daniele, Alessandro, presidente della Fondazione.
    "Per la prima volta abbiamo aperto gli archivi della Fondazione e quelli di famiglia. L'intenzione è far vivere e rivivere Pino nel racconto degli altri. La sua opera continua a essere presente", spiega, aggiungendo che dal corposo materiale che è stato digitalizzato stanno emergendo chicche dimenticate come le immagini del concerto del 1981, ma anche brani accantonati durante le lavorazioni degli album, come l'inedito - di cui Tony Esposito ricordava perfettamente parole e melodia - Tiene 'n'mmane (e come Una parte di me, dedicato al figlio Francesco e pubblicato a sorpresa pochi giorni fa). "Questi pezzi o le versioni alternative di brani che hanno visto la luce raccontano la sua ricerca musicale. Scrisse anche un inno del Napoli che fece cantare a Roberto Murolo. Vedremo cosa fare dei brani che stiamo scoprendo. Ne stiamo parlando".
    Il documentario, prodotto da Groenlandia, Lucky Red e Tartare Film, sarà anche su Netflix a luglio.
   
   

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