Sarebbero "gravi e sufficienti", secondo la Procura belga, le informazioni investigative raccolte nell'ambito dell'indagine sulle presunte tangenti, per circa 46mila euro, versate ad alcuni politici affinché si spendessero in sede Ue per favorire il colosso cinese Huawei nell'introduzione della telefonia 5G in Europa.
Per gli inquirenti belgi, Lucia Simeone, collaboratrice dell'europarlamentare Fulvio Martusciello, arrestata nei giorni scorsi dalla Polizia di Stato e da sabato ai domiciliari ad Ercolano (Napoli), avrebbe avuto un ruolo nella ridistribuzione dei fondi del presunto patto corruttivo, incentrato su una lettera da inviare a tre commissari europei nella quale venivano evidenziati impedimenti in ordine alla libera concorrenza nell'implementazione del 5G nell'Ue.
Secondo il presunto patto, all'autore della lettera (scritta sulla falsa riga di quella fatta per Nokia da Benoliel de Carvalho Wahnon Martins Nuno Miguel, l'ex consigliere dell'europarlamentare Fulvio Martusciello, anche lui coinvolto nell'indagine, e dal belga Valerio Ottati) sarebbero stati offerti 15mila euro e 1500 euro ai cofirmatari, con il benestare dei dirigenti del colosso cinese, in particolare del direttore della filiale di Bruxelles.
Dalle indagini (scaturite da una denuncia del 27 gennaio 2023 su presunti episodi di corruzione o di tentata corruzione) sono emerse due lettere identiche che hanno come destinatari i commissari Margrethe Versager, Valdis Dombrovskis e Thierry Breton, una delle quali, resa pubblica sul suo profilo social X dall'europarlamentare italiano Martusciello.
Una delle due lettere indirizzata ai tre commissari, datata 2 ottobre 2021, è firmata da otto eurodeputati: Fulvio Martusciello, Giuseppe Milazzo, Herbert Dorfmann, Aldo Patriciello, Cristian-Silviu Busoi, Daniel Buda, Ciuhodaru Tudos e Giuseppe Ferrandino.
Intercettazione, 'Huawei addirittura paga per gli emendamenti'
"Loro (cioé Huawei) spesso oltrepassano il limite e addirittura pagano per gli emendamenti". A parlare, non sapendo di essere intercettato, è Valerio Ottati, dipendente della Huawei Belgio ed ex assistente dell'europarlamentare Fulvio Martusciello.
Ottati è coinvolto nell'indagine sulle presunte tangenti, per circa 46mila euro, versate ad alcuni politici affinché si spendessero in sede Ue per favorire il colosso cinese Huawei nell'introduzione della telefonia 5G in Europa.
Gli investigatori raccolgono le sue parole mentre si trova a bordo di un suv con un suo collega, dipendente della stessa azienda in Polonia. La circostanza è riportata negli atti a corredo del mandato di arresto europeo notificato nei giorni scorsi a Lucia Simeone, la collaboratrice del parlamentare europeo di Forza Italia Fulvio Martusciello, coinvolta nell'indagine, che da sabato è ai domiciliari. Alla donna vengono contestati i reati di associazione a delinquere, corruzione e riciclaggio, mentre a Ottati anche il reato di falso.
Milazzo (Fi-Ecr) e Dorfmann (Svp) negano ogni addebito
"In merito all'indagine riguardante il caso Huawei, preciso di non aver mai intrattenuto incontri sull'argomento con nessuno. Puntualizzo anche che non mi sono stati mai offerti e non ho mai accettato né soldi, né doni, né alcun tipo di favore direttamente o indirettamente dall'azienda in questione". Così in una nota l'eurodeputato di Fratelli d'Italia-Ecr Giuseppe Milazzo.
"Non ho mai ricevuto alcun pagamento né alcun vantaggio da Huawei o da chiunque altro per questa vicenda". L'europarlamentare Herbert Dorfmann, del Südtiroler Volkspartei si dice completamente estraneo all'inchiesta della procura belga che ha portato all'arresto di Lucia Simeone, collaboratrice dell'eurodeputato di Forza Italia Fulvio Martusciello, in relazione a presunte tangenti versate ad alcuni politici affinché si spendessero in sede Ue per favorire il colosso cinese Huawei nell'introduzione della telefonia 5G in Europa.
Agli atti dell'indagine c'è anche una lettera del 2021 sulla questione del 5G, inviata a tre commissari dell'epoca e firmata da otto eurodeputati, tra cui Martusciello e Dorfmann: "Affermare che, in qualità di co-autore della lettera, avrei ricevuto 1.500 euro è completamente infondato", sottolinea l'esponente politico della Svp.
"Ribadisco con fermezza che non ho alcun coinvolgimento nella questione e che non ho mai avuto alcun incontro con rappresentanti di Huawei in tutta la mia vita. In merito alle affermazioni sulla presunta redistribuzione dei fondi da parte di Lucia Simeone, preciso di non conoscere questa signora e di non essere mai stato contattato da lei, né riguardo a questa questione né per altri motivi", conclude Dorfmann.
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