Sei giorni di frenetico lavoro diplomatico si sono concretizzati in una nuova proposta di accordo messa nero su bianco dai negoziatori egiziani per interrompere la ripresa dei combattimenti a Gaza dopo il nuovo attacco israeliano del 18 marzo.
La bozza, fatta filtrare per sommi capi da anonimi funzionari del Cairo parla del rilascio di cinque ostaggi vivi, tra cui l'israelo-americano Idan Alexander, in cambio di una pausa di settimane nei combattimenti e dell'autorizzazione di Gerusalemme all'ingresso di aiuti umanitari a Gaza. Israele dovrebbe scarcerare centinaia di detenuti palestinesi e passare all'attuazione della seconda fase dell'intesa firmata a gennaio, prevedendo anche l'uscita dell'Idf dalla Striscia e la ricostruzione dell'enclave. Gli Usa sarebbero stati già informati, Israele ha fatto sapere di non aver ricevuto ancora nulla. Un funzionario di Hamas ha dichiarato all'Ap che l'organizzazione ha "risposto positivamente" alla proposta egiziana di provare a rimettere in carreggiata l'accordo. Ma senza fornire ulteriori dettagli. Il ministro degli Ester egiziano Badr Abdel Ati ha annunciato di aver parlato della situazione al telefono con l'inviato Usa Steve Witkoff.
Fonti israeliane nel mentre hanno spiegato che non è stata presa alcuna decisione definitiva e Israele sta aspettando di vedere i risultati delle mediazioni per decidere se intensificare ulteriormente i combattimenti. Una foto diffusa dall'Idf è apparsa come un messaggio preciso ai leader dell'organizzazione terroristica, che tuttora detiene 59 ostaggi, di cui 24 ancora in vita. L'immagine mostra colonne di carri armati e veicoli corazzati della più grande divisione dell'esercito mentre si dirigono verso il confine con Gaza. I mezzi pesanti dell'Idf avrebbero iniziato ad avanzare verso la zona di Mawasi, a nord-ovest di Rafah, dove in precedenza era stata individuata la 'zona umanitaria'.
Altri veicoli militari procedono dal confine nord-occidentale della Striscia, adiacente alla città di Beit Lahia, verso Beit Hanoun e le aree orientali del campo di Jabalia. Nel centro dell'enclave, riferiscono fonti palestinesi, l'Idf ha esteso il controllo sull'asse Netzarim, l'area di Mughraqa e le zonemeridionali del quartiere di Zeitoun. Domenica il Washington Post ha scritto che "Israele potrebbe prendere in considerazione di occupare la Striscia per mesi o più". Il Wall Street Journal riporta che il nuovo comando militare israeliano, con il ministro della Difesa Israel Katz e il nuovo capo di stato maggiore Eyal Zamir, ritengono che il sistema di tunnel di Hamas dovrà essere completamente distrutto: operazioni che potrebbero durare mesi o addirittura anni. "Israele non ha ancora deciso se imporre un governo militare a Gaza", ha affermato il ministro degli Esteri Gideon Sa'ar in conferenza stampa con Kaja Kallas a Gerusalemme. L'alto rappresentante Ue dal canto suo ha ribadito che "riprendere i negoziati è l'unico modo fattibile per porre fine alle sofferenze da tutte le parti".
L'Onu intanto ha deciso di ridurre la sua presenza nella Striscia in seguito agli attacchi israeliani "causati da un tank", in cui nei giorni scorsi è morto un membro del suo staff. A Gaza nel frattempo un esodo silenzioso sta avvenendo da gennaio, quando l'accordo ha consentito alle persone ferite, anche miliziani di Hamas, di lasciare la Striscia per cure mediche in compagnia dii familiari. Secondo la tv pubblica Kan, un migliaio di gazawi ha già attraversato il confine dall'inizio di marzo e si prevede che altri 600 partiranno questa settimana. In totale sono usciti in 35mila. Lunedì mattina l'ennesimo attentato ha colpito il nord di Israele. Un giovane arabo israeliano si è schiantato contro le persone che aspettavano il bus, ha accoltellato un soldato e dopo avergli strappato il fucile ha sparato contro le auto di passaggio uccidendo un uomo di 85 anni e ferendo altri civili. Il terrorista è stato ucciso a sua volta. Hamas non ha rivendicato, ma ha postato un video di due ostaggi rapiti al Nova festival 535 giorni fa.
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