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Zelensky: 'Pronto a dimettermi se aderiremo alla Nato'

Zelensky: 'Pronto a dimettermi se aderiremo alla Nato'

Il leader ucraino: Kiev e Washington più vicine a un accordo sull'accesso degli Usa alle risorse minerarie ucraine. Mosca: I prossimi colloqui Usa-Russia la settimana prossima. L'inviato di Trump: 'La guerra deve finire' 

ROMA, 23 febbraio 2025, 20:41

Luca Mirone

ANSACheck
Zelensky,  'pronto a dimettermi se aderiremo alla Nato ' © ANSA/AFP

Zelensky, 'pronto a dimettermi se aderiremo alla Nato ' © ANSA/AFP

Ogni ostacolo va rimosso per arrivare a una pace giusta per l'Ucraina. E se l'ostacolo è Volodymyr Zelensky, il presidente è pronto a fare un passo indietro. Dimettendosi, anche "immediatamente", in cambio di un'adesione di Kiev alla Nato. E se l'Alleanza Atlantica resta un miraggio, Zelensky guarda con più pragmatismo alle realistiche garanzie di sicurezza che potranno offrire gli Stati Uniti, in cambio dello sfruttamento delle enormi risorse minerarie ucraine. Da qui il nuovo appello a Donald Trump: "Voglio incontrarlo prima che lui veda Vladimir Putin". Alla vigilia del terzo anniversario dell'inizio dell'invasione russa, 

Zelensky si è concesso ai cronisti per un lungo confronto sulle prospettive dell'Ucraina, stretta tra Usa e Russia, che hanno iniziato a negoziare tra loro escludendolo. "Sarei felice di rinunciare alla presidenza se fosse per la pace dell'Ucraina e posso anche scambiare la mia posizione con l'adesione dell'Ucraina alla Nato", è stata una delle sue prime risposte. Per lanciare un messaggio a Putin, che non vuole trattare con lui perché lo considera illegittimo, ma anche a Trump, che lo ha definito un "dittatore non eletto", visto che la consultazione presidenziale è stata congelata a causa della guerra. Zelensky ha assicurato di non essersi offeso per le parole di Trump, perché dal presidente americano sono ben altre le cose che è interessato a sentire. "Voglio che ci sia comprensione reciproca", quindi gli Usa devono capire che l'Ucraina ha bisogno di garanzie di sicurezza per non rischiare una nuova invasione russa una volta che verrà siglato un cessate il fuoco. In cambio di questa protezione, Kiev ha molto da offrire, a partire dalle terre rare. 

 

Per la Casa Bianca l'accordo può essere chiuso la prossima settimana, e anche Zelensky ha confermato che ci sono "stati progressi" nel negoziato. Anche se la richiesta di 500 miliardi di dollari viene ancora ritenuta eccessiva: "Non firmerò qualcosa che sarà pagato da dieci generazioni di ucraini", ha assicurato il presidente, che vuole discuterne faccia a faccia con Trump prima che quest'ultimo veda Putin in una data ancora da fissare. Riguardo alle garanzie di sicurezza Zelensky punta molto anche sull'Europa e ha detto di aspettarsi una "svolta" dall'incontro a Kiev con i leader dell'Ue, a partire da Ursula von der Leyen e Antonio Costa. Una delle proposte in campo formulate da Londra e Parigi è una forza di peacekeeper europei con trentamila uomini, che però dovrebbero essere protetti da uno scudo americano.

Al momento, comunque, l'unica svolta è quella impressa da Trump con la ripresa dei contatti con Putin. Un dialogo, non a caso, definito "promettente" dal Cremlino, mentre il viceministro degli Esteri Serghei Ryabkov ha annunciato un secondo round di incontri tra russi e americani, dopo quello ospitato a Riad con Serghei Lavrov e Marco Rubio nei giorni scorsi. Il nuovo meeting, a livello di "capi dipartimento" dei ministeri degli Esteri, avverrà "alla fine della settimana". Dagli Stati Uniti la Russia ha già ottenuto molto in termini politici. Washington ha infatti chiesto a Kiev di ritirare la sua bozza annuale di risoluzione in Assemblea Generale che, come ad ogni anniversario dall'invasione, ripete la richiesta di ritiro incondizionato dei russi. All'Onu, inoltre, gli americani hanno proposto una risoluzione in cui si chiede la fine della guerra, senza menzionare l'integrità territoriale ucraina. Di integrità territoriale, ormai, parla soltanto il segretario generale Antonio Guterres, mentre un messaggio forte per l'Ucraina è stato lanciato dal Papa. Nell'Angelus, diffuso in forma scritta a causa del suo ricovero in ospedale, Bergoglio ha definito "il terzo anniversario della guerra su larga scala contro l'Ucraina" come "una ricorrenza dolorosa e vergognosa per l'intera umanità". Ma la guerra, a dispetto degli appelli del pontefice, continua ad infuriare. Sabato notte le forze russe hanno lanciato il più pesante attacco coordinato di droni su tutta l'Ucraina. Il comando dell'aeronautica militare di Kiev ha parlato di un numero "record" di 267 droni, 138 dei quali sarebbero stati intercettati. Con forti esplosioni avvertite anche a Kiev. "Terrore aereo", ha denunciato Zelensky.

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