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Macron e Starmer volano a Washington da Trump con il piano per Kiev

Macron e Starmer volano a Washington da Trump con il piano per Kiev

Previsti 30 mila peacekeeper europei in Ucraina con lo scudo Usa nel caso gli eventi sul terreno precipitassero. Vertice Ue il 6 marzo

BRUXELLES, 23 febbraio 2025, 18:58

di Michele Esposito

ANSACheck
Starmer e Macron © ANSA/EPA

Starmer e Macron © ANSA/EPA

La strada è una. Obbligata e in salita. È quella del sostegno all'Ucraina nonostante tutto. L'Europa tenta di mettere a punto la controffensiva al ciclone Donald Trump e in tre mosse ha architettato una risposta agli Usa con l'obiettivo di far tornare la Casa Bianca nel binario della diplomazia transatlantica. Emmanuel Macron e Keir Starmer saranno a Washington rispettivamente lunedì e giovedì. E porteranno a Trump la bozza del piano che prevede 30.000 peacekeeper europei dispiegati in Ucraina a garanzia della sicurezza. E' un piano ambizioso ma non impossibile che ha, tuttavia, una conditio sine qua non: che gli Usa facciano da scudo difensivo nel caso gli eventi sul terreno tornassero a precipitare.

Il piano, sostiene il Wall Street Journal, verrà presentato informalmente anche perché potrà essere concretizzato solo se, e quando, ci sarà un accordo sul cessate il fuoco in Ucraina. Accordo sul quale, l'Europa ritiene imprescindibile una sua partecipazione, così come quella dell'Ucraina. Il piano di Macron e Starmer, se mai vedesse la luce, non coinvolgerà tutti i Paesi Ue. Tra i 27 la mossa è stata commentata con un prudente "è prematuro parlarne". L'occasione per farlo potrebbe essere il vertice straordinario sull'Ucraina e la difesa europea che il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa convocherà per il 6 marzo. Le posizioni infatti non sono omogenee. L'Italia, finora, non ha mostrato entusiasmo all'ipotesi. Ma il piano franco-inglese fornisce un'ulteriore indicazione: l'Europa, dopo aver subito il colpo dell'inversione a U di Trump sul fronte ucraino, sta cercando di prendere le misure al suo dirimpettaio atlantico. E in attesa che la Germania abbia un governo, si sta affidando al solito Macron, insieme - ed è questo il dato inedito - al Regno Unito, mai così vicino all'Europa dopo la Brexit.

Ursula von der Leyen, dal canto suo, paga il dazio di non aver neppure sentito al telefono Trump, finora. La presidente della Commissione è obbligata a fare un gioco di squadra con i leader europei più forti, almeno militarmente. Nel weekend ha avuto colloqui telefonici proprio con il presidente francese e il primo ministro britannico. I tre hanno parlato del nuovo pacchetto di aiuti che sia l'Ue sia Londra annunceranno nelle prossime ore. Presumibilmente, anche l'idea delle forze di peacekeeping in Ucraina potrebbe essere stata al centro delle conversazioni. "Abbiamo discusso del nostro incrollabile sostegno all'Ucraina, dal punto di vista finanziario e militare", ha puntualizzato von der Leyen prima di portare 24 dei 27 commissari a Kiev per il terzo anniversario della guerra.

Con loro ci sarà anche Costa e il primo ministro Pedro Sanchez, più una rappresentanza dei leader europei (secondo fonti europee Lituania, Malta e Lettonia sarebbero della squadra). Qualcuno potrebbe unirsi in videocall. La presenza - anche da remoto - della presidente dell'Eurocamera Roberta Metsola non è stata confermata ufficialmente. Un drappello di eurodeputati di centrosinistra, guidati dalla Dem Pina Picierno e dal socialista francese Raphael Glucksmann, è invece partito domenica per l'Ucraina.

A Kiev - ma anche al Consiglio Affari Esteri previsto lunedì mattina - l'Ue annuncerà un nuovo piano di aiuti militari di minimo 6 miliardi, da mettere in campo a marzo. I 27 approveranno anche il sedicesimo pacchetto di sanzioni. Londra, da par suo, annuncerà "il più grande pacchetto di misure dall'inizio delle guerra" contro Mosca. L'Europa, insomma, pur nella consapevolezza della necessità di avere gli Usa al suo fianco, non vuole fare alcun passo indietro. E' una scelta politica contro "l'infame" invasione russa. Ma è anche una scelta obbligata. Essere ai margini dei negoziati sarebbe una disfatta diplomatica senza precedenti. Una disfatta dalla quale - osserva più di una fonte nei corridoi dei palazzi comunitari - difficilmente von der Leyen potrebbe rialzarsi. 

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