L'America First di Donald Trump punta anche sull'acquisizione della Groenlandia. L'isola, con appena 56.000 abitanti e un'estensione di sette volte l'Italia, è da anni nel mirino degli americani. Già dai tempi del presidente Truman che, dopo la Seconda guerra mondiale, mise sul piatto l'equivalente degli attuali 1,6 miliardi di euro per acquistarla. Ma l'operazione non andò in porto.
La strategia di Trump mira a diversi obiettivi: mettere le mani sul potenziale di terre rare, gas e petrolio e il controllo di una rotta commerciale che rischia di finire, in futuro, nelle mani di Mosca e Pechino. Tutti obiettivi legati al previsto scioglimento dei ghiacci, spinto dal climate change. Ma ci sono anche mire militari legate ad una presenza strategica in caso di attacco russo.
La Groenlandia è stata finora una terra di ghiacci senza la possibilità tecnologica di mettere mano alle sue imponenti materie prime che un rapporto dell'Us Geological Survey (l'agenzia statale americana che studia il territorio) stima in 300-400 miliardi di dollari di valore: nel sottosuolo dell'isola artica sono stati scoperti giacimenti stimati intorno al 13% delle risorse mondiali di petrolio e al 30% di quelle di gas.
Oltre a riserve auree, ma anche rubini, diamanti, zinco e uranio. Il riscaldamento globale però sta cambiando le carte in tavola, causando lo scioglimento di quasi 300 miliardi di tonnellate di ghiaccio all'anno. Un ritmo che farebbe prevedere non solo prospettive di estrazione ma che aprirebbe anche una rotta marittima commerciale.
Navigare lungo l'Artico abbrevia il percorso di circa il 40% rispetto al passaggio da Suez. Con lo scioglimento dei ghiacci e l'apertura di nuove rotte, secondo i dati dell'Arctic Council, il traffico commerciale è già aumentato consistentemente nell'ultimo decennio e su quella zona del mondo, a metà strada tra Usa ed Europa, hanno già messo gli occhi anche la Russia e la Cina, che hanno già siglato un accordo per sviluppare insieme le rotte artiche.
L'isola più grande del mondo, che attualmente è un territorio autonomo della Danimarca dopo esserne stata una colonia, è poi un posto chiave per la sicurezza degli Usa che la vedono come un cruciale avamposto di difesa da Putin. Forze americane sono presenti dalla fine della Seconda guerra mondiale con l'importante base di Pituffik Space, ritenuta strategica in caso di attacco nucleare di Mosca.
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