Dopo l'abrogazione delle tariffe
professionali il decreto ministeriale 140/2012 ha introdotto i
parametri per i compensi professionali nel caso di liquidazione
da parte di un organo giudiziale, che, "di fatto, si sono
imposti come riferimento generale per la categoria dei
commercialisti nella determinazione dei compensi", ma "il
problema è duplice: da una parte c'è un decreto che dal 2012 non
è stato mai oggetto di aggiornamento e, dunque, i parametri
economici che stabilisce sono evidentemente oggi inadeguati". Lo
afferma il presidente dell'Anc (Associazione nazionale
commercialisti) Marco Cuchel, che ricorda come "in ben 13 anni
la rivalutazione monetaria è stata pari al 21,6%" e "le
prestazioni professionali contemplate sono assolutamente
parziali rispetto al perimetro attuale dell'attività del
commercialista".
Il vertice del sindacato evidenzia, poi, come la legge del 2023
sull'equo compenso "prende a riferimento proprio i valori
stabiliti dal decreto 140/2012, con il risultato che la legge,
definita in tal modo, non è assolutamente in grado di assicurare
l'adeguatezza dei compensi, condizione questa imprescindibile
per il riconoscimento e la tutela della dignità professionale".
Secondo Cuchel, inoltre, "le criticità del decreto ministeriale
140/2012 purtroppo riguardano anche il decreto 30/2012, che
stabilisce i parametri per la determinazione dei compensi dei
curatori fallimentari, commissari giudiziali e liquidatori
giudiziali". E, chiude, "anche in questo caso, quindi,
l'aggiornamento e la revisione delle modalità di calcolo dei
compensi appaiono indispensabili".
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