"Il 24 luglio scorso abbiamo ricevuto
un lunga lettera del Mef con diverse prescrizioni alle quali
abbiamo dato risposta puntuale il successivo 22 agosto. Ora il
ministero sta completando la lettura dei documenti e al momento
ha mandato alcune osservazioni, direi che siamo in una fase
dialettica e collaborativa, abbiamo reinstaurato un corretto
rapporto con l'Autorità di Vigilanza. Quanto alla presenza degli
indagati negli organi dell'ente, ci tengo a sottolineare che
nella lettera del ministero in nessun passaggio è stato chiesto
di verificare il requisito della correttezza, ossia quel
requisito da cui si potrebbe presumere che chi è stato raggiunto
da un avviso di garanzia sia da considerare decaduto. Il Mef non
ha mai posto questa questione. Ciò almeno da un punto di vista
giuridico formale". Lo afferma Anna Maria Poggi, presidente di
Fondazione Crt, in un'intervista al Sole 24 Ore.
Su un possibile tema di opportunità "finché si tratta di un
avviso di garanzia, che notifica giuridicamente che sono in
corso le indagini, posso anche comprendere che i colleghi non
ritengano corretto dimettersi. È del tutto evidente, però, che
se le indagini si dovessero chiudere con un rinvio a giudizio a
me parrebbe opportuno ripensare la loro posizione all'interno
degli organi di amministrazione e di indirizzo".
Poggi tuttavia non teme che le indagini delle Procure possano
impattare sulla vita della Fondazione o sulla sua reputazione:
"Il tema reputazionale si sarebbe posto se il Mef avesse
commissariato la Fondazione, avrebbe significato che l'ente non
era sano da nessun punto di vista, incapace di funzionare.
Questo non è accaduto, dunque la macchia reputazionale non
riguarda più Crt ma nel caso il comportamento dei singoli".
La presidente di Crt poi guarda all'operazione
Unicredit-Commerzbank: "Abbiamo scelto il silenzio ma è evidente
che nell'interesse della Fondazione guardiamo con molto favore
all'operazione".
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