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Il Mef cambia, nuove aliquote Irpef anche per gli acconti

Il Mef cambia, nuove aliquote Irpef anche per gli acconti

Cgil, siamo soddisfatti, aspettiamo intervento normativo

ROMA, 26 marzo 2025, 08:37

Maria Gabriella Giannice

ANSACheck
- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 Il Mef ci ripensa e corregge. Gli acconti Irpef per il 2025 saranno calcolati in base alle nuove aliquote introdotte dalla riforma del Fisco. Lo ha assicurato il Ministero dell'Economia e delle Finanze in una nota chiarendo l'interpretazione della norma contestata dalla Cgil, e assicurando che interverrà "anche in via normativa per consentire l'applicazione delle nuove aliquote del 2025 per la determinazione dell'acconto".
"L'intervento - ha assicurato il Mef - sarà realizzato in tempo utile per evitare ai contribuenti aggravi in termini di dichiarazione e di versamento" e, secondo quanto di apprende, dovrebbe risolversi con l'abrogazione della disposizione.


"Siamo soddisfatti di aver difeso le persone che rappresentiamo, inducendo il Governo a rivedere una norma profondamente ingiusta. La questione sollevata dalla Cgil e dal Consorzio nazionale Caaf Cgil era più che fondata", dicono dalla Cgil il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari, e la Presidentessa Consorzio nazionale Caaf Cgil, Monica Iviglia.
Nei giorni scorsi la Cgil e alcuni Caf avevano segnalato "una clamorosa ingiustizia" della normativa per la quale gli acconti del 2025 dovevano essere calcolati secondo le aliquote dei vecchi scaglioni (quattro) "nettamente superiori agli attuali" e tenendo conto della detrazione per redditi di lavoro dipendente vigente al 31 dicembre 2023 (inferiore a quella attuale).


L'evidente incongruenza sembrava giustificarsi solo con la volontà - sottolineava il sindacato - di chiedere ai lavoratori dipendenti una sorta di "prestito" allo Stato. Dai calcoli fatti da sindacati infatti risultava che applicare le vecchie regole Irpef del 2023 si traduceva in un "prestito" variabile dai 75 ai 260 che i lavoratori dipendenti si sarebbero visti restituire solo nel 2026. "Un disallineamento" a carico dei portafogli già assottigliati dei soli lavoratori dipendenti.
Nelle intenzioni della norma contestata, secondo quanto affermano da via XX settembre, a subire il "dissallineamento" o gli "effetti ingiusti" rilevati dai sindacati, sarebbero stati solo "i soggetti percettori di redditi ulteriori rispetto a quelli già assoggettati a ritenuta d'acconto". L'intenzione del legislatore non era, scrive il Mef, intervenire nei confronti di soggetti che hanno "solo" redditi "da lavoro o da pensione", ma di chi oltre al reddito da lavoratore dipendente o di pensione ha anche altri redditi.


"Se alle parole seguiranno i fatti, i salari e le pensioni di milioni di cittadine e cittadini, già pesantemente colpiti dall'alta inflazione cumulata in questi anni, non subiranno ulteriori riduzioni", commenta la Cgil. 

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