Nata dalle macerie del dopoguerra a Milano, nel 1946, per finanziare la ricostruzione e mettere a disposizione delle imprese il risparmio, Mediobanca è sempre stata da allora uno degli attori principali della finanza italiana. Centrale è la sua partecipazione in Generali del 13,1% che le attribuisce sul Leone di Trieste un ruolo primario.
Sia come attività di consulenza, sia come banca di investimento, il gruppo è stato spesso arbitro e stratega delle grandi operazioni, dalla Montecatini-Edison, a Pirelli, fino alle vicende Pirelli e Telecom grazie anche alla figura carismatica di Enrico Cuccia. Dopo la sua morte, nel 2000, Mediobanca è entrata nel comparto del credito al consumo e quindi nel retail tramite Chebanca ora trasformata in Mediobanca Premier.
Annosa è stata anche la questione di chi controlla la banca che giornalisticamente è stata definita anche il 'salotto' della finanza italiana. Nata appunto come consorzio dei grandi istituti bancari, Mediobanca ha quindi visto alla fine degli anni '80 l'ingresso dei soci privati, aziende e industrie. Una compagine mobile riunita in patto che ha garantito ai manager ampia libertà di azione, contestata negli anni dall'allora ad di Unicredti Alessandro Profumo e poi dal presidente di Capitalia Cesare Geronzi. Il nodo infatti non è solo l'operato di Mediobanca come concorrente ma appunto la sua controllata, Generali, cassaforte del risparmio e dei titoli di stato.
Dai conti dell'ultmo trimestre, Piazzetta Cuccia ha registrato nel primo trimestre dell'esercizio 2024-2025 un utile netto di 330 milioni di euro (in calo dai 350 dello stesso periodo di un anno fa), mentre l'apporto all'equity method di Assicurazioni Generali è stato di 105,4 milioni. Un flusso importante quindi per il bilancio dell'istituto che comunque va al di là del mero valore finanziario.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA