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In evidenza
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(di Mauretta Capuano)
LINDA FERRI, IL NOSTRO REGNO (GRAMMA
FELTRINELLI, PP 160, EURO
17.00). Immaginata, sognata, reale. Linda Ferri racconta sua
madre, il rapporto con lei, quell'esclusività che sposta lo
sguardo in una dimensione fuori dal tempo, quella nostalgia che
sconfina nella poesia.
Lo fa in un memoir, 'Il nostro regno' che è sbocciato molti anni
dopo la morte della madre, pubblicato da Gramma Feltrinelli.
Come lei,
scrittrice, illustratrice di libri per ragazzi, sceneggiatrice
(ha collaborato fra gli altri con Nanni Moretti per La stanza
del figlio) altri autori hanno recentemente dedicato i loro
libri ai propri genitori. Dario Voltolini, con cui Ferri sarà in
dialogo a Bookcity Milano il 17 novembre, lo ha fatto in
Invernale (La nave dei Teseo) in cui racconta il padre e con cui
è stato in cinquina al Premio Strega 2024 e Antonio Franchini
nel romanzo Il fuoco che ti porti dentro (Marsilio) sulla figura
della madre, con cui è entrato in cinquina al Premio Campiello
2024.
"Stiamo facendo tutti i conti con i nostri genitori. È un fatto
generazionale, forse per affrontare questa altra fase della vita
c'è bisogno di fare chiarezza. Ci aiuta ad andare avanti. Io non
lo ho potuto fare per tanto tempo" dice all'ANSA Linda Ferri che
è la sorella dell'editore Sandro Ferri delle Edizioni E/O.
"Mia madre è morta a 87 anni però per me l'età non ha fatto
nessuna differenza. Dopo la sua scomparsa per 10 anni ho smesso
di scrivere, ero completamente bloccata. Avevo una cartellina
sul computer con miscugli di pensieri, diari, pezzi di racconto
che ho chiamato magma. Un giorno, non ho messo bene a fuoco le
lettere e invece di magma ho letto mamma. In quel momento ho
capito cosa volevo fare. Così è nato questo libro. Ho buttato
via tutto quello che non c'entrava e ho dato una forma al resto"
racconta la scrittrice che vive tra Roma e la Grecia.
Storia familiare, Il nostro regno è però quello della madre e
della figlia. "Che poi questa esclusività che c'è nella storia è
sicuramente una fantasia della figlia. Qui il libro si distacca
dall'autobiografia, è come quelle operazioni che fanno i bambini
che decretano una esclusività dell'affetto. Il romanzo si muove
continuamente dal terreno della realtà a quello della fantasia,
della idealizzazione che caratterizza spesso i rapporti
madre-figlia" afferma Ferri. Anche oggi è così? "C'è un gioco
di specchi. Le madri che pretendono che le figlie riescano a
fare quello che loro non sono riuscite, che le figlie siano
felici come loro non sono riuscite a essere. E non è un
sentimento blando, ma potente. È un problema di aspettative, di
attese, di risarcimento direi. Lo vedo anche nelle nuove
generazioni. È una cosa archetipica, molto antica".
Il libro si apre con la protagonista ragazzina che scivola sulle
scale esterne del palazzo in cui abita a Parigi, sbatte il naso
su un gradino, ma non pensa a quello che si è fatta bensì a come
reagirà la madre, rimasta vedova con cinque figli, che infatti
le riserva uno schiaffone. "'Io sono la sentinella di mia madre'
dice e questo da la misura di quanto si sentisse
responsabilizzata" spiega Ferri.
Anche il padre, bello, affascinante, morto in un incidente, è
una figura potente. "L'assenza-presenza del padre, carismatica,
autoritaria patriarcale, ha lasciato un'impronta sulla moglie
che si è anche ribellata, ma ha assimilato questo modello"
racconta. Ci sono anche i rapporti con le amiche, i fratelli,
agli amori difficili, ma su tutto prevale la figura della madre,
come una regina. "I rapporti madre e figlia a volte sono
intercambiabili. La mamma di questo libro ha dei tratti
infantili, a volte lei e la figlia sembrano due sorelle. Ci sono
cose di grande tenerezza e amore, ma anche molto dure. La
memoria è una grande romanziera".
Gli Stati Uniti, l'emigrazione, il ritorno in Europa, una Parigi
segreta e quotidiana, un'isola greca, grandi protagonisti sono
anche i luoghi in un mondo che attraversa buona parte del
Novecento.
"Quando sei diviso tra così tanti paesi e li ami tutti, se sei
in uno ti manca l'altro. La Grecia è il tempo del presente, è un
luogo nuovo, più vuoto dove ho scritto Il nostro regno e non
credo lo avrei potuto fare a Roma.
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