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EMILIA ZAZZA, TROTULA, MEDICA RIVOLUZIONARIA (MANNI, PP. 128, EURO 14,00) - Ribelle, inquieta, appassionata di medicina, pioniera, nel Medioevo, nel comprendere che le donne avevano bisogno di cure specifiche e nel capire che le pazienti e i pazienti vanno ascoltati, toccati, visitati. Si ispira alla figura di Trotula de Ruggiero, vissuta a cavallo tra l'XI e il XII secolo, con molta probabilità attiva nell'ambiente della prestigiosa Scuola medica Salernitana, ma sulla quale non si hanno informazioni biografiche certe, il romanzo di Emilia Zazza 'Trotula. Medica rivoluzionaria' pubblicato da Manni.
È un libro divertente e appassionante per ragazze e ragazzi e per tutte le età, che ci fa scoprire la donna che rivoluzionò la medicina grazie a una nuova attenzione all'universo femminile, e tutte le battaglie personali che ha dovuto condurre in un mondo in cui le donne potevano essere mogli o ritirarsi in convento.
"Siamo tantissime ormai e scriviamo, teniamo lezioni, la Scuola medica di Salerno è la più autorevole di tutte e il merito è nostro, delle donne, delle mulieres salernitane, siamo noi che abbiamo creato la medicina delle donne" dice Trotula.
Punto cardine della Scuola di Salerno, racconta Zazza, "erano gli erbari, dove si coltivavano le piante e si sperimentavano preparati curativi da mettere a disposizione dei magistri che li prescrivevano a seconda delle necessità". Anche nel Castello dei de Ruggiero si sperimentavano pozioni e cure con le piante e Trotula si trovava sempre nel mezzo tra la linea della tradizione portata avanti dalla balia Adalgisa e quella dell'innovazione di Rosvita, la sua amica del cuore, con cui era cresciuta, ma che non apparteneva al suo ceto sociale.
Tra i primi sogni Trotula coltivava quello di entrare in convento dove creare una biblioteca e perfezionarsi in traduzione e copiatura. Ma per le donne il convento era la clausura come le fa notare un giorno il nobile Riccardo di Rivotorto che aveva frequentato da piccola. Quando lo rivede in un ballo al Castello, Trotula resta folgorata da lui, ma alla proposta di matrimonio scappa. "Non mi importa dei titoli nobiliari! Queste sono cose che interessano voi! Io non voglio finire come voi, sempre incinta, sempre malata, sempre a rischiare la vita! Io non voglio avere figli! Voglio andare in un monastero, chiudermi lì e restarci per sempre!" dice.
Crescendo le cose cambiano, Trotula riesce a diventare un'esperta medica e nel mondo dell'anno Mille non smette di sognare di essere libera. La fama della sua abilità anche nello smascherare pregiudizi - "che sia l'uomo a non essere nelle condizioni di portare a termine il concepimento? Sì, la possibilità c'è" - ma anche i suoi consigli di cosmesi si diffondono rapidamente. Ma le battaglie da combattere sono tante. Prime fra tutte trovare un marito che non si opponga al fatto che lavori e che sia indipendente : "vi deve essere chiaro messere che il nostro non può essere un matrimonio come gli altri…" dice al magister Giovanni il Plateario prima delle nozze e dell'arrivo dei figli. Da ragazza con Rosvita si erano giurate che non si sarebbero mai sposate e non sarebbero mai rimaste incinte, ma dopo l'incontro con la principessa Sichelgaita, Trotula capisce che si può essere mogli e attraverso questo esercitare un potere. Veder riconosciute le sue capacità dalla Scuola medica è quasi impossibile tanto che ormai parla di sé come di una quasi magistra, ma che sia riconosciuto o meno alla fine lo è. "Non capite che un corpo sano è un corpo bello e viceversa, e un corpo bello è un corpo in armonia con il mondo e con la Natura che ci circonda" dice Trotula ai magistri osando alzarsi in piedi.
Emilia Zazza, specializzata in studi e politiche di genere, autrice di programmi per la Rai e del romanzo Si sta facendo notte (Italic-Pequod, 2011), regista del documentario Termini Underground, in Trotula è riuscita a ricreare anche nella scrittura l'atmosfera degli anni Mille dandole leggerezza con molti episodi divertenti nel restituire il ritratto di quella che viene considerata la prima ginecologa, la donna che inventò la medicina di genere.
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