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Teatro, a Genova la 'settimana di finta bontà' di Tonino Conte

Teatro, a Genova la 'settimana di finta bontà' di Tonino Conte

Prima nazionale alla Tosse racconta contraddizioni città

GENOVA, 24 gennaio 2025, 10:39

Redazione ANSA

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L'ironia, il grottesco, il politicamente scorretto erano corde narrative ed espressive care a Tonino Conte il cui teatro giocava spesso sulla provocazione.
    Ieri per celebrare i cinquant'anni della fondazione del Teatro della Tosse e per ricordare il suo fondatore, appunto Tonino Conte, il figlio Emanuele ha proposto in prima nazionale un suo testo inedito, "Una settimana di bontà" cui è stato aggiunto "1975" nel titolo. L'anno si riferisce appunto al momento della nascita del Teatro, ma rimanda anche a un momento particolare della vita sociale, politica e culturale di Genova che fu scossa dal terrorismo delle Brigate Rosse: al 1974 risale il rapimento di Mario Sossi, nel 1976 l'assassinio di Francesco Coco e della sua scorta e nel 1979 (proprio il 24 gennaio) l'uccisione dell'operaio Guido Rossa. Una città piena di contraddizioni interne con una progettualità industriale che segnava il passo ma, nello stesso tempo, una città ricca di fermenti culturali dove nel 1975 nasceva, appunto, il Teatro della Tosse e nel 1976 il Teatro dell'Archivolto. L'idea alla base del lavoro di Tonino Conte, dunque, era leggere quelle tensioni in maniera disincantata, immaginando una "settimana di bontà" e inanellando sette scene (tante come i giorni della settimana) nelle quali in un crescendo di assurdità e di gag trionfa la ferocia, la cattiveria, mettendo nello stesso tempo a nudo certi atteggiamenti di quel tempo: così sfilano sul palcoscenico terroristi incapaci, giovani annoiati con lo spinello in mano, vecchietti che tentano un rapimento. Gag slegate fra loro ma collegate dal riferimento quasi continuo a un personaggio che non si vede e che nell'ultima scena verrà ucciso.
    Emanuele Conte nel riprendere il testo del padre, ha giocato sulla memoria, vedendo in questa settimana di finta bontà il mezzo per riflettere su un momento della nostra storia così lontano eppure ancora così vicino. Gli attori hanno i loro sei piccoli camerini sul fondo del palcoscenico e lì si cambiano fra un scena e l'altra. La scena stessa è dominata da una impalcatura alla quale si aggiungono semplicemente un tavolo e qualche sedia. A riempire lo spazio provvedono le luci, articolate, e la musica di Piero Ciampi, Rino Gaetano, Dalla, Gaber e dello stesso Tonino Conte.
    Il cast è formato da giovanissimi attori che hanno lavorato egregiamente, con simpatia, spirito e con ammirevole verve: Ludovica Baiardi, Raffaele Barca, Christian Gaglione, Charlotte Lafaste, Antonella Loliva, Marco Rivolta e Matteo Traverso. Repliche fino al 2 febbraio.
   

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