(di Francesca Chiri)
Un riconoscimento "per l'impegno che
ho profuso contro questo genere", contro un comportamento, un
vizio, un fenomeno, una classificazione tassonomica che
"riguarda solo e tipicamente la sinistra". Lo scrittore Fulvio
Abbate, inventore del lemma, accoglie con soddisfazione la
scelta di Treccani di introdurre il sostantivo "amichettismo",
da lui inventato, nel Libro dell'Anno 2024 che registra le più
interessanti novità linguistiche legate all'evoluzione sociale,
dei costumi e delle mode.
È una "vittoria e motivo di soddisfazione" sottolinea lo
scrittore al telefono dopo aver ricordato che il suo neologismo,
ampiamente diffuso dal nuovo governo Meloni e segnatamente dalla
premier, e segnalato per la prima volta proprio in una delle
casematte di sinistra come la trasmissione di Rai Radio 3
Fahrenheit, "ma senza che mi fosse stato attribuito!, adesso gli
viene sbattuto in faccia dalla Treccani!". E comunque "è stata
la Meloni che l'ha rilanciato. A lei era stato riportato da Pupi
Avati, un amico, che ha sempre correttamente detto che si
trattava di un termine che avevo coniato io" nel 2021, poi
trasformato un vero e proprio pamphlet.
Perché dopo tutte le notizie di cooptazione di amici e
parenti tra la nuova classe politica di destra, l'amichettismo
dovrebbe essere una caratteristica della sinistra? "A destra c'è
una cosa diversa che è l'antico familismo, incancellabile, c'è
clientelismo. Ma l'amichettismo è una cosa diversa, è una
complicità che ha la pretesa di essere mossa da un sentimento
etico superiore". Non solo. "L'amichettismo è quella cosa che si
accompagna alle emoticon con una semplificazione del linguaggio
evidente e sconfortante e che nel caso di Elly Schlein deriva da
un background dei giochi di ruolo fantasy". Ma anche a Meloni
piace esprimersi con le faccine, anche se in pubblico. "Meloni è
convincente perché il suo pubblico è pop. Lei ammicca ed ha una
forma di comunicazione tipicamente romana del 'famo a capisse,
daje'. Non risponde nel merito ed accusa la controparte di
'rosicare'. Ha una retorica populista e precisa che dà i suoi
frutti".
L'amichettismo nasce come "rivelazione semantica" dalla
reazione protettiva a sinistra rispetto ad un caso di cronaca
che durante la pandemia aveva riguardato un ristoratore e
musicista noto per far parte della band di Propaganda Live,
finito nella bufera per aver fatto lavorare al nero una rider. E
ora? "Lo abbiamo riavuto sotto gli occhi con la vicenda di
Chiara Valerio e del filosofo Leonardo Caffo che si è svolta
dento la 'cattedrale' dell'amichettismo, che è Più Libri Più
Liberi. In questo clima l'intento è quello di occupare tutto ciò
che c'è di occupabile: i giornali, la Repubblica, Radio 3 in un
patto di clan. Il silenzio di Chiara Valerio e silenzio complice
di chi le sta intorno è tipico di questo amichettismo".
E poi c'è la questione sollevata da Paolo Di Paolo sulla
deriva dell'industria editoriale a cui lei ha risposto su
Dagospia. "Del destino dell'industria editoriale poco mi
importa, mi interessa di più il silenzio sul caso Valerio-Caffo
nella convinzione che il silenzio porti a dimenticare l'accaduto
affinché tutto possa continuare indisturbato all'insegna
dell'amichettismo. Io chiedo le dimissioni di Valerio. Ma
l'impressione è che a Di Paolo sia stato chiesto di mediare, di
tentare una trattativa con i nuovi arrivati del governo Meloni".
Ma anche la nuova destra al potere ha i suoi circoli? "Ora la
destra al governo ha un intento revanscista e lo abbiamo visto
con le mostre su Tolkien, sul Futurismo. A me è stato chiesto di
collaborare ad una iniziativa su Céline. Ma non accetterò".
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