Sarà una perizia psichiatrica a
stabilire se Michele Fresi, il 28enne di Arzachena che la notte
del 27 dicembre 2023 uccise il padre Giovanni, orafo 58enne,
colpendolo alla testa con una mazza da baseball, era ed è capace
di intendere e di volere. Lo ha deciso oggi la Corte d'assise di
Sassari, dove il giovane è a processo per omicidio aggravato dal
vincolo parentale, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni
personali, accogliendo la richiesta presentata nel corso della
precedente udienza dall'avvocato difensore, Pierfranco Tirotto.
Alla richiesta non si sono opposti né la pm, Claudia Manconi,
né gli avvocati di parte civile, Giampaolo Murrighile, Massimo
Schirò e Jacopo Merlini.
Nella prossima udienza, il 15 aprile, la Corte, presieduta
dal giudice Massimo Zaniboni, a latere Valentina Nuvoli,
conferirà l'incarico allo psichiatra Paolo Milia.
Oggi era attesa la testimonianza della madre di Fresi, ma la
donna non si è presentata in aula comunicando che si sarebbe
avvalsa della facoltà di non rispondere.
La notte del 27 dicembre '23 il giovane dopo avere assunto
dosi massicce di anfetamine, cocaina, alcol e acidi,
completamente fuori controllo, ha prima picchiato, stordendola,
un'amica a casa sua. Poi è uscito seminando il panico per strada
con una mazza da baseball. Raggiunto dal padre che voleva
calmarlo e riportalo a casa, il 28enne lo ha colpito più volte
alla testa, uccidendolo. Dopo si era scagliato anche contro due
carabinieri, ferendone uno in maniera grave e causandogli la
perdita di un occhio, prima di essere bloccato e arrestato.
Al processo l'imputato ha dichiarato di non ricordare nulla
delle aggressioni, se non di avere assunto dieci francobolli di
Lsd, di essersi sentito male e di aver preso cocaina per
riprendersi.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA