La Procura di Milano sta proseguendo con una serie di approfondimenti sul 'passaggio' in Italia di Mohammed Abedini Najafabad, l'ingegnere iraniano fermato a Malpensa lo scorso 16 dicembre per un mandato di arresto ai fini dell'estradizione da parte degli Stati Uniti e scarcerato e rimpatriato su richiesta del ministro della Giustizia Carlo Nordio il 12 gennaio.
La magistratura milanese, competente per i reati legati al terrorismo internazionale, all'indomani del fermo ha infatti aperto un fascicolo conoscitivo delegato alla Digos, su cui c'è il più stretto riserbo. Inoltre il materiale sequestrato all'ingegnere 38enne, accusato dalle autorità americane di aver fornito componenti per i droni di uso militare al Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica, considerata dagli Usa un'associazione terroristica, è stato riposto fin da subito nella cassaforte del procuratore Marcello Viola.
Si tratta di cellulare, pc, altri supporti informatici e schede tecniche sui sistemi di navigazione da lui commercializzati per essere installati sui droni. Il suo legale, l'avvocato Alfredo De Francesco, al momento, non ha presentato alcuna istanza di dissequestro. Inoltre finora non è arrivata alcuna rogatoria da parte degli Stati Uniti a cui quel materiale potrebbe e dovrebbe interessare.
L'ingegnere di Teheran è ritornato libero quattro giorni dopo il rilascio di Cecilia Sala, la giornalista arrestata il 18 dicembre e reclusa in una cella di isolamento nel carcere di Evin per 21 giorni.
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