Avevano lasciato Khan Yunis, città
nel sud di Gaza, lo scorso aprile ed erano fuggiti verso
l'Egitto. Weam, 20 anni, era incinta di nove mesi. La sua
primogenita, Giulia, era gravemente malata e necessitava di
cure. Lei e la bimba erano quindi riuscite a partire per
raggiungere Trieste, mentre il marito Muhammad, 28 anni, era
rimasto in Egitto. A distanza di 9 mesi oggi Muhammad ha potuto
riabbracciare Weam e Giulia e conoscere anche la piccola Maya,
nata il giorno dopo l'arrivo di Weam a Trieste. Ad attenderlo
stamani all'aeroporto di Ronchi dei Legionari, oltre a moglie e
figlie, c'era anche un mazzo di 9 rose rosse, una per ogni mese
di lontananza.
La famiglia palestinese era stata evacuata in Egitto con
l'aiuto dell'organizzazione Gaza Kinder Relief. Le bombe
israeliane avevano distrutto la loro casa a Khan Yunis. Mentre
fuggiva verso l'Egitto, Giulia aveva rischiato di morire per
aver inalato il fosforo bianco sganciato dagli aerei israeliani
sulla zona densamente popolata dell'enclave palestinese.
Weam era poi arrivata a Trieste con un volo umanitario e,
subito dopo essere giunta in Italia, aveva dato alla luce Maya.
Ci sono voluti nove mesi per il ricongiungimento familiare di
Muhammad con la famiglia, del quale si è occupata la Comunità di
Sant'Egidio.
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