"Le varietà indigene sono la nostra riserva aurea, un Fort Knox da preservare. Anche se è vero che l'Italia del vino ha dimostrato di essere capace di lavorare su due tavoli, quello delle varietà internazionali e il tavolo delle qualità autoctone. Quest'ultima è una ricchezza straordinaria dell'Italia, costruita in 70 anni, un patrimonio da cui attingere per fare vini come nessuno al mondo. Questi perculiari vigneti sono in tutte le regioni; ovunque abbiamo dei Vigneti con oltre 300 varietà indigene che danno dei vini diversi e quindi che sorprendono. E' una ricchezza straordinaria". E' la lectio magistralis del produttore piemontese Angelo Gaja, intervenuto al 44/o Forum della cultura dell'olio e del vino della Fondazione italiana sommelier (Fis).
"Mi sento un privilegiato e mai avrei pensato di poter parlare alla presenza del presidente Mattarella" ha detto Gaja, rivolgendo alla politica, italiana e comunitaria, un appello: "Non coprire di burocrazia il nostro patrimonio straordinario".
Sul fronte mercati, ha detto Gaja, "mai come oggi registro un riconoscimento così chiaro sulla qualità media del vino italiano che è salita enormemente; c'è un riconoscimento assoluto. Le cantine medio grandi hanno fatto un lavoro straordinario di apertura del mercato internazionale. Ma l'80% del nostro comparto produttivo è fatto da cantine medio-piccole, oltre 30.000 cantine che giocano una funzione straordinaria. Aiutano ad esempio a costruire il sogno di persone istruite che vivono in città e che desiderano andare in campagna e avviare lì la loro produzione".
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