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Nessun rischio suicidio da farmaci anti-obesità

Nessun rischio suicidio da farmaci anti-obesità

Esperti, 'da depressione ad Alzheimer si studiano nuovi usi"

ROMA, 22 gennaio 2025, 12:43

Redazione ANSA

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Nessun rischio suicidio da farmaci anti-obesità.  Attestazione: PeopleImages - iStock - RIPRODUZIONE RISERVATA

Nessun rischio suicidio da farmaci anti-obesità. Attestazione: PeopleImages - iStock - RIPRODUZIONE RISERVATA

Non solo non favoriscono la comparsa di pensieri suicidi, ma potrebbero addirittura ridurne il rischio. Inoltre, i loro benefici potrebbero essere più ampi di quelli finora conosciuti. Gli esperti della Società di Neuro Psico Farmacologia (Sinpf), riuniti da oggi a Milano per il congresso nazionale, fanno il punto sui nuovi farmaci anti-obesità, i cosiddetti agonisti del Glp-1.

"I timori iniziali circa gli effetti collaterali stanno iniziando a essere progressivamente sostituiti da nuove speranze", spiega Claudio Mencacci, direttore emerito di Psichiatria all'ospedale Fatebenefratelli di Milano e co-presidente Sinpf. Per quel che riguarda il rischio di pensieri suicidi "non si è solo dimostrato che questi farmaci non aumentano il rischio di pensieri suicidari come precedentemente ipotizzato, ma che ne riducono il rischio nei soggetti più vulnerabili", aggiunge Mencacci.

Intanto, emergono nuovi possibili benefici oltre a quelli noti nel trattamento del diabete e dell'obesità. "La ricerca ha evidenziato infatti una serie di effetti di particolare interesse a livello del sistema nervoso centrale, con implicazioni nell'area della salute mentale potenzialmente non inferiori a quelli visti in endocrinologia", spiega Bernardo Maria Dell'Osso, professore di psichiatria all'Università di Milano e direttore del dipartimento Salute Mentale e Dipendenze dell'Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano.

Tra i possibili utilizzi, il trattamento del disturbo da alimentazione incontrollata: "Le prime ricerche suggeriscono che i Glp-1 possono fornire un nuovo approccio farmacologico, agendo sulle vie di segnalazione della sazietà e della ricompensa alimentare coinvolte nell'ingestione di grandi quantità di cibo", illustra Matteo Balestrieri, già Ordinario di Psichiatria all'Università di Udine e co-presidente della Sinpf. E poi, se ne sta indagando l'utilità nel trattamento dell'ansia, della depressione, delle dipendenze e perfino dell'Alzheimer. 
   

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