Esattamente sessanta anni fa nasce uno dei modelli più importanti nella storia dell'automobile, la Mini. Un modello assolutamente rivoluzionario non solo per l'architettura - ruote di piccolo diametro agli spigoli di una carrozzeria 'boxy', motore trasversale con cambio incorporato - ma anche per l'originalità dei metodi di progettazione e la rapidità di realizzazione del primo prototipo marciante. Tutto questo, e forse di più, si deve all'ingegnere automobilistico (con una carriera non convenzionale) di origine greco-turca Alexander Arnold Constantine Issigonis. Nato a Smirne il 18 novembre 1906, figlio di un britannico di origine greca e di una tedesca, Issigonis aveva ereditato il suo grande interesse per la tecnologia e le macchine da suo padre che, dalla fine del 1800, gestiva un'azienda per la costruzione di motori marini. Nel 1922 la famiglia fu costretta a fuggire a Malta per la situazione socio-politica in Turchia e, dopo la morte di suo padre, si trasferì con la madre in Inghilterra dove, due anni dopo, il giovane Alec fu finalmente in grado di iniziare un corso triennale di ingegneria meccanica presso il Battersea Polytechnic di Londra.
Sessant'anni di Mini
Il grande talento di Issigonis per la progettazione e il disegno di nuovi concetti tecnici conviveva però con un forte 'disgusto' per la teoria matematica, cosa che gli creò problemi nei corsi al Battersea. L'ovvia conclusione fu quella di passare al lavoro ed entrare come disegnatore tecnico in un ufficio di progettazione automobilistica a Londra. Il primo stipendio servì per acquistare una Austin Seven, prepara per le corse ed debuttare nelle gare nel marzo del 1929. Negli anni a seguire Issigonis sviluppò nel tempo libero anche una monoposto con una caratteristica, quella del 'lightweight' (cioè la riduzione del peso) destinata a renderlo famoso in seguito. Tra i suoi sogni c'era anche la costruzione di una piccola auto semplice, estremamente funzionale e molto conveniente. Così quando alla fine del 1965 Leonard Lord, presidente della British Motor Corporation (BMC) chiese a Issigonis, che nel frattempo era diventato vicedirettore tecnico dello stabilimento di Austin a Longbridge, di sviluppare un'auto nuova di zecca e veramente innovativa, la reazione non fu solo quella di essere elettrizzato. Il padre della Mini sapeva esattamente cosa voleva e come poteva ottenerlo. E l'iter per realizzarla fu rapidissimo.
La nuova auto doveva essere più piccola di tutti i precedenti modelli BMC, ma con spazio sufficiente per quattro occupanti e i loro bagagli. Un quattro cilindri già costruito dall'azienda doveva fornire la potenza necessaria, mentre le caratteristiche di guida e l'economia a tutto tondo della nuova piccola auto dovevano stabilire nuovi standard.
All'epoca Alec Issigonis aveva 51 anni, un costruttore esperto e un ingegnere automobilistico con una carriera non convenzionale e un approccio eccezionale al suo lavoro. E capace di passare - per i suoi schizzi - dal tavolo da disegno nell'ufficio tecnico ai tovaglioli di carta o ad un piccolo blocco da disegno che teneva sempre a portata di mano.
Dopo soli sette mesi BMC fu in grado, grazie al talento di Issigonis, di effettuare un test drive di due prototipi Mini. La meccanica occupava non più del 20% dello spazio, il resto era esclusivamente a disposizione dei passeggeri e il loro bagaglio il tutto con una lunghezza complessiva di 3,05 metri. Bastò un breve test a bordo della nuova city-car a fianco di Leonard Lord per avere luce verde alla industrializzazione, altro traguardo raggiunto in tempi brevissimi. A chi, anni dopo, chiese notizie su questa impresa Issigonis rispose ''Non ho inventato la Mini, l'ho costruita''.
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