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Le cose da donna, su mestruazioni e menopausa quel che resta dello stigma

Le cose da donna, su mestruazioni e menopausa quel che resta dello stigma

L'imbarazzo sociale che resiste. Tampon Tax e Period Poverty i temi d'attualità

04 aprile 2024, 19:43

Redazione ANSA

ANSACheck

Una donna prepara la borsa con dentro un assorbente tascabile foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Tra le cose di cui storicamente in Italia non si parla, per retaggio culturale e sociale, ci sono 'le cose da donna', veri e propri stigma che le generazioni femminili nel nostro paese hanno vissuto. Si salutava con enfasi l'ingresso nell'età fertile, con grande pubblicità tra parenti della prima mestruazione, passaggio fisico ma anche linguistico perchè si diventava 'signorina' e poi mai più si diceva di come si viveva il ciclo mestruale, come si nascondeva il sangue, nè tantomeno si parlava - parliamo di tempi andati da qualche anno - del termine dell'età fertile ossia la menopausa, omettendo socialmente che era una fase naturale della vita di un essere di genere femminile. Comprare assorbenti per i decenni scorsi era un qualcosa da fare anche quella da donna a donna (padre e fratelli maschi esclusi) , andare dal medico per gli effetti della menopausa non era certo frequente. Questo in generale ovviamente, al netto di differenze tra abitudini familiari e ricordando storicamente anche la rivoluzione degli anni '70 con i primi assorbenti interni che davano libertà di abito e i primi tascabili da mettere in borsa senza imbarazzi. In tempi recenti le cose sono cambiate in Italia e non solo e si parla a livello economico e di attualità di Tampon Tax (l'iva al 22% come se avere il ciclo mestruale e una igiene intima correlata per una donna fosse un lusso) e di Period Poverty (una povertà legata alla mancanza di accesso ai prodotti legati al flusso mestruale). E ancora oggi 1 donna su 3 prova imbarazzo a parlare pubblicamente del ciclo ed il 25% degli uomini non è a suo agio nel confrontarsi su questo argomento. 

A che punto siamo con la Tampon Tax

In che modo gli italiani si approcciano all’argomento del ciclo mestruale? Quanto le donne si sentono libere e sicure di parlarne? Che percezione hanno gli uomini dell’argomento e come ne parlano? Interessanti i dati emersi dalla ricerca commissionata da Initial che indaga, su un campione sia femminile che maschile, gli stigmi del ciclo e l’influenza che quest’ultimo ha sul tema bullismo, oltre a tematiche di attualità come la Tampon Tax e il Period Poverty.

In Italia, dal 1° gennaio 2024 la Tampon Tax, ovvero l’aliquota IVA che si applica agli assorbenti, è passata dal 5% al 10% riaccendendo i riflettori sulla tematica della cosiddetta Period Poverty. Gli italiani intervistati ritengono ingiusta questa misura ed i risultati emersi dalla ricerca mostrano un accordo tra donne (82%) e uomini (71%). Continuando a parlare degli aspetti economici, quanto impatta ogni mese avere il ciclo? La spesa mensile per l’acquisto degli assorbenti raggiunge il costo di circa €10 al mese a persona ed è considerata molto alta per le giovanissime (30%). L’aumento della Tampon Tax, inoltre, pesa considerevolmente sul paniere della spesa soprattutto delle donne che risiedono nel Sud Italia e nelle Isole (76%). C’è libertà nel parlare di ciclo? Per le donne intervistate il rapporto con il proprio ciclo mestruale non è sempre facile; il 72% delle italiane dichiara di sentirsi libera di parlarne, anche se questa conquista è direttamente proporzionale all’aumentare dell’età delle rispondenti: tra le ragazze più giovani (16-18 anni) solo il 61% ne parla. Dal sondaggio emerge anche che chi abita in grandi città altamente urbanizzate (con una popolazione superiore a 250.000 abitanti) è più predisposto a non vivere il ciclo come un tabù. Lo stesso dato mostra al contempo una latente difficoltà nel vivere con disinvoltura il proprio ciclo mestruale: circa 1 donna su 3 dichiara di provare imbarazzo nell’ammettere di avere il ciclo in presenza di altri. Un imbarazzo che si evince sempre di più nell’età dell'adolescenza, spesso la più difficile. Proprio durante questo periodo, è possibile subire “Period Shaming”, una forma di bullismo legata alla manifestazione di possibili disagi derivanti dal ciclo mestruale. Tra le intervistate più giovani, il 27% ha subito prese in giro legate al ciclo. Nella maggioranza dei casi (65%), sono state persone di sesso maschile a mettere in ridicolo le donne in questo particolare momento. Tuttavia, il sondaggio mostra come non siano mancate le derisioni da parte anche di altre donne (38%).
Ma in tutto questo, qual è il punto di vista degli uomini? Il 66% delle italiane pensa che il sesso maschile abbia difficoltà a rapportarsi con il ciclo mestruale, un sentimento comprovato anche dai risultati della ricerca. Infatti, oltre il 26% degli italiani intervistati ammette di non essere a proprio agio con il ciclo femminile: il 17% dichiara di non avere mai trattato l’argomento, mentre il 9% ha addirittura sempre evitato di discuterne. La situazione è accentuata tra i più giovani: il 54% del totale degli intervistati si dichiara in imbarazzo a parlare di mestruazioni, oppure non l’ha mai fatto.
Tra le novità tecnologiche anche l'installazione di distributori per l’erogazione di assorbenti all'interno dei bagni femminili e la fornitura periodica degli stessi. “Negli ultimi anni abbiamo parlato ed intervistato sempre più dipendenti e lavoratori, per conoscere le loro abitudini nell’utilizzo dei bagni presenti nei luoghi di lavoro o nei luoghi pubblici. Abbiamo quindi pensato ad un servizio per le donne, in grado di rispondere ad un bisogno di cui spesso non si parla o per vergogna o a causa di un disagio. Dignity è il servizio che accompagna le aziende, i plessi scolastici e gli uffici pubblici nel dare un chiaro e concreto segno di attenzione al benessere delle proprie utenti, proprio in “quei giorni” un po’ più complessi da gestire. Dalla nostra recentissima ricerca è infatti emerso come questo sia un tema su cui c’è ancora molto da lavorare.” – commenta Elena Ossanna, Amministratore Delegato di Rentokil Initial Italia – “Siamo certi che questo nuovo servizio rappresenti una vera e propria forma di progresso culturale ed una soluzione apprezzata da molte utenti . Lo pensa il 93% della popolazione femminile intervistata per la nostra indagine ma soprattutto l’83% del campione maschile intervistato, che ritiene l’introduzione di questo servizio perfetto per abbattere gli attuali tabù culturali legati al ciclo mestruale.

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