Accompagna la vita di ogni donna dal menarca (la prima mestruazione) in poi. Ma il ciclo mestruale è ancora quasi un tabù e spesso le donne di tutte le età, incluse le adolescenti, non si sentono comprese e subiscono discriminazioni. Dalla tampon tax, dalle dicerie sul tema ‘ciclo mestruale’ alle infinite perifrasi per nominarle: le mestruazioni sono da sempre un tabù, circondate da leggende popolari di ogni tipo, simbolo e fonte di emarginazione dura a morire.
Si parla da tempo di abbattere l’Iva sul prezzo di tamponi e su tutti i prodotti igienico-sanitari femminili e portarla al 4%, abolendo la cosiddetta tampon tax per cui è stata lanciata dall’associazione Onde Rosa una petizione su Change.org che ha raccolto circa 500mila firma perchè "il ciclo non è un lusso". Al momento però in Italia l’aliquota in vigore resta quella applicata ai beni di lusso, pari al 22%.
La tematica non è solo italiana, è partita dalla Scozia dalla deputata Monica Lennon (votata all'unanimità ora è legge anche la distribuzione di assorbenti gratuiti alle studentesse nelle scuole e nelle Università) ha già prodotto risultati in Francia, Spagna, Belgio, Paesi Bassi, Canada (con il pressing della ong Monthly Dignity, tra gli altri), stato di New York e Nuova Zelanda.
Resistono i tabù: dalla paura del rosso, dei pantaloni che si macchiano, dell’assorbente che non si deve vedere sotto gli abiti e, fenomeno di cui si parla poco ma che dilaga, del non voler rallentare i ritmi sul lavoro o nello sport nei giorni del ciclo, quando doloroso. Quante volte si rimane a casa per un forte mal di testa? E quante volte per un ciclo dolente? Molte donne non si sentono di meritare il riposo a fronte di fitte e crampi addominali che indicano una fase della loro preziosa capacità di generare la vita, dettaglio non di poco valore. Seguono i convincimenti (maschili ma anche di molte donne) errati che correlano il ciclo mestruale al nervosismo e all'irritabilità femminile.
“Le mestruazioni riguardano più della metà della popolazione della Terra e la riproduzione della specie umana. Sarebbe giusto parlarne con orgoglio, con rispetto. Il sangue mestruale ha incarnato invece, più di ogni altra cosa, l’opinione che noi siamo sporche e impure, - spiega Serena Maiorana, docente di editoria in ottica di genere al master ideato dalla casa editrice indipendente Villaggio Maori, col patrocinio dell’università di Catania. “E’ un tabù millenario incistato nella mitologia, nella religione, nella scienza. Ha creato e crea ripercussioni sulla salute, sul benessere e perfino sull’autostima delle donne di tutto il mondo”. Maiorana è la curatrice del nuovo libro ‘Sono tornate. Racconti di mestruazioni e altri tabù’ , saggio corale scritto da tredici donne appena pubblicato da Villaggio Maori. Il ricavato sarà interamente devoluto al Centro Antiviolenza Thamaia di Catania.
Tabù antichi come racconta Maiorana: “Quando ero giovane, con le mestruazioni non potevo partecipare alla preparazione casalinga delle conserve di pomodoro perché si diceva, e si dice ancora oggi in alcuni paesi della penisola, che avrebbero reso acido il sugo, - ricorda e spiega come il libro sia stato scritto per affrontare il tema più ampio della discriminazione e della violenza subita dalle donne in modo nuovo, perfino ironico e scanzonato. "Da contrapporre alle campagne di sensibilizzazione contro la violenza alle donne che mostrano donne piene di lividi", precisa l'autrice.
La discrimazione femminile passa anche attraverso le mestruazioni e perfino dalla tassazione degli assorbenti e dai prezzi (più alti) di tutto ciò che alle donne serve. “Quando il business è rivolto alle donne si infiocchetta e con una furba operazione di marketing si tinge di rosa. Non solo gli assorbenti, pensiamo alle lamette per la depilazione progettate per le donne. Il make up però è accompagnato da prezzi più alti rispetto agli stessi prodotti dedicati agli uomini, - ha spiegato Ornella Arena, consigliera supermercati Coop alla presentazione del libro.
“Lasciare che il ciclo mestruale resti un tabù non è una cosa di poco conto, è un tassello di un mosaico molto più grande che indica la grande discriminazione subita dalle donne che per prime, proprio per questi tabù che le colpiscono, tendono a trascurarsi, - spiega Graziella Priulla, sociologa, saggista e autrice di ‘C'è differenza. Identità di genere e linguaggi’ dedicato all’educazione di genere per le scuole superiori. “Abbiamo fatto un sondaggio a Catania - precisa Priulla, - chiedendo a moltissime donne se sapevano dove fossero i grandi magazzini tipo Ikea o i supermercati. Lo sapevano tutte. Abbiamo ripetuto l’esperimento chiedendo invece loro dove fossero i consultori o i centri antiviolenza e non lo sapevano”.
Come si scardina un tale sistema? Alle madri delle giovani ragazze alle prese con lo sviluppo puberale, il consiglio di non ripetere registri educativi noti e basati sui tabù o sul non detto. Parlare invece del sistema riproduttivo femminile, del proprio corpo, dei cambiamenti che lo sviluppo ormonale comporta e ascoltare i segnali che l'organismo ci dà durante le fasi che si ripetono mensilmente è il primo passo. Fare lo stesso con i figli maschi, consigliano psicologi e ginecologi.
‘Riprendiamoci le nostre mestruazioni’ è il motto di tante donne che vogliono liberarsi dei tabù. Piccoli ulteriori passi avanti si intravedono da parte delle giovani della gen Z che si impegnano sul fronte ambientalista e che, invece di consumare assorbenti fabbricati con componenti che inquinano, stanno scegliendo le coppette lavabili. Una azione coraggiosa ed emblematica delle scelte intraprese in prima persona.
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