Nell'ex cinema Folgore oggi c'è una chiesa coreana e tra via dei Quintili, via dei Lentuli, Via Diana e pochi altri incroci di strade ad alta densità di immigrati asiatici e africani (come all'inizio del Novecento erano immigrati meridionali, soprattutto abruzzesi) quegli edifici originali a due piani, tipici della borgata costruita in economia e senza ordine negli anni '30 continuano ad essere un piccolo nucleo arroccato a se' stante, stretto tra i due acquedotti romani Claudio e Felice, le vie consolari Tuscolana e Casilina, i palazzoni di Porta Furba e il verde nascosto di via del Mandrione dove tra le ex baracche pasoliniane sono sorti gli osceni villoni dei Casamonica.
In queste poche strade negli anni della Roma occupata dai nazisti c'è stata, secondo molti storici una delle zone urbane più attive della Resistenza di tutta Italia. Siamo al Quadraro, l'unico quartiere di Roma ad aver ricevuto la medaglia d'oro al Valor Civile (ma lo stesso si potrebbe dire dei limitrofi Tor Pignattara, Quarticciolo e Centocelle). E se il 25 aprile, giorno della Liberazione, al di là delle polemiche politiche che da anni lo accompagnano puntualmente, ha un valore per tutti ebbene quello principale dovrebbe essere la Memoria, anche solo di conoscere queste strade.
Una data da non dimenticare è il rastrellamento del Quadraro, il più vasto di Roma dopo la razzia del Ghetto ebraico: ordinato dal colonnello Kappler l'attacco del 17 aprile 1944 portò via duemila maschi, diventati poi 947 deportati, dai 15 ai 59 anni, prima a Grottarossa, poi a Fosssoli e infine in Germania come lavoratori-schiavi e soltanto la metà riuscì a tornare a casa. La lista fu compilata da don Gioacchino Rey, un prete eroico che si offrì volontario in cambio dei prigionieri, brutalmente malmenato in cambio, e che in questo borgo aveva allestito stanze per sfamare i più poveri.
Il console tedesco Mollhausen definì queste poche strade un 'Nido di Vespe': una borgata dove dominava tra i residenti un forte antifascismo, un clima insurrezionale e dove tutti i gruppi della Resistenza romana avevano cellule. A Largo dei Quintili una lapide dell'Anpi ricorda i gappisti Romagnoli, Gori, Buttice, Butera e Bonfanti 'martiri della libertà'. Ma non sono i soli: c'erano i partigiani di Bandiera Rossa, la banda Il Lavoro vicina al partito d'azione, la banda del Gobbo del Quarticciolo un bandito alla Robin Hood secondo la leggenda popolare, la Brigata Matteotti, il Fronte militare clandestino della Resistenza del colonnello Montezemolo ossia i militari monarchici, c'era il Sanatorio Ramazzini, uno dei primi centri italiani per la cura della tubercolosi (ora quartier generale della Finanza, chiuso al pubblico) nei cui sotterranei i partigiani fecero ogni tipo di documento falso e programmarono molte azioni di sabotaggio.
L'operazione Balena, così si chiamò il rastrellamento tedesco, non fermò il Quadraro. Da queste strade, molte rimaste come allora, dignitose, con l'orto privato dietro e magari i muri disegnati da street artist o con locali che idealmente ne hanno raccolto l'eredità come GrandMa dello chef Lorenzo Leonetti, volontario sulle navi Proactiva Open Arms, continuarono senza sosta le azioni contro i tedeschi. Inventarono da queste parti i chiodi a quattro punte per sabotare i veicoli tedeschi e il vicino aeroporto di Centocelle era continuamente disturbato. Gli attentatori riuscivano a rifugiarsi senza essere riconosciuti nei loro nascondigli al Quadraro dove trovavano protezione presso case civile, tutte abitate da antifascisti. "I poveri del Quadraro riuscirono dove il resto della città non fu capace: non piegarono mai il capo di fronte ai tedeschi" (Majanlahti e Osti Guerrazzi in Roma Occupata , Il saggiatore).
Il Comitato Q44, Via Libera -csoa Sparaco-Associazione Punto di Svista 6 ASD Quadraro si sono assunti il compito di tenere viva questa memoria, ora che i protagonisti di allora via via per ragioni anagrafiche stanno scomparendo.
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