(v. 'Annullato evento su terrorismo con D'Elia...' delle 10:04)
"Per i ragazzi presenti
all'università sarebbe stato utile sapere che il peccato
originale non sia né a destra né a sinistra, ma sta nella
concezione della violenza come forma di lotta politica. Questo
volevamo fare capire ai ragazzi oggi". Lo ha detto Sergio
D'Elia, ex dirigente di Prima Linea e segretario
dell'associazione Nessuno tocchi Caino, durante una conferenza
stampa organizzata dopo l'annullamento dell'evento 'Mai più
terrorismo' previsto questa mattina all'università di Foggia. La
sua partecipazione aveva scatenato polemiche e UniFg ha deciso
all'ultimo momento di annullarlo "per motivi di sicurezza".
"Siccome io ne ho fatto esperienza - ha proseguito - forse
avrei avuto qualche titolo per dire non seguite la mia strada,
quella di 50 anni fa. Non è vero che il fine giustifica i mezzi,
non è vero che la violenza è elevatrice della storia. Sarebbe
stato utile per ragazzi di 17-18 anni (avrebbero partecipato
anche studenti di istituti superiori), coetanei di quelli che
sono stati assassinati per questa visione di ritenere il proprio
nemico uno da uccidere, da abbattere, e non uno con cui cercare
un dialogo".
D'Elia ha evidenziato che si voleva parlare di terrorismo
e ha domandato "cosa dovevamo fare: mettere insieme uno delle Br
e uno dei Nar per equilibrare? Il merito di questa iniziativa
era celebrare la vita di due giovani vittime dei confini della
visione identitaria, settaria ma alimentata da odio ideologico
(Benedetto Petrone, militante comunista barese ucciso nel '77; e
Sergio Ramelli, militante del Fronte della Gioventù ucciso nel
'75, ndr)".
L'università, ha concluso, è "il tempio del sapere e se non
c'è il confronto, il dubbio, il dialogo tra saperi diversi
diventa un luogo monotono, un cimitero della saggezza. Le
persone che oggi non sono venute hanno deciso che quel luogo non
andava frequentato perché erano presenti persone diverse da sé,
hanno manifestato di non essere liberi, di essere in un recinto
ideologico".
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