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Tra cene aziendali, pranzi in famiglia, aperitivi con gli amici per lo scambio di auguri e ricorrenze varie, i giorni tra Natale e il 6 gennaio rappresentano un periodo ad alta concentrazione di festeggiamenti durante il quale si altera la nostra routine sia per quanto riguarda organizzazione e orari sia sul piano delle abitudini alimentari. Per molti le feste moltiplicano i momenti conviviali con banchetti eccezionali, tavole imbandite di dolci e pietanze più caloriche del solito spesso combinate con un maggiore consumo di alcolici. Tutti questi fattori, se da un lato garantiscono piacevoli momenti di socialità, dall’altro possono mettere a dura prova il cuore. Conoscere i rischi dovuti al troppo alcol, a menu straordinari e alla pausa dall’attività fisica non deve certo impedire di godersi i momenti di festa, ma i medici consigliano di farlo con moderazione. Per evitare, per esempio, la ‘sindrome del cuore in vacanza'. Ma esiste davvero?
Analisi
La ‘sindrome del cuore in vacanza’ è una definizione usata fin dagli anni Settanta e indica un insieme di sintomi che si verificano in pazienti sani, senza che abbiano patologie cardiovascolari, in coincidenza con i periodi festivi oppure durante il fine settimana. In particolare, sotto questo termine vengono classificati i pazienti che subiscono aritmie cardiache in seguito ad abbuffate di cibo o alcol. Il Natale è proprio una di quelle festività che portano a trasgredire e a sospendere le diete così come anche a fare un numero insolito di brindisi. Non aiutano inoltre lo stress, i ritmi diversi dalla routine, andare a letto più tardi oppure viaggiare. In un contesto simile, anche per chi non soffre di patologie cardiache, aumentano le probabilità di sperimentare un battito accelerato oppure un picco di pressione alta. Questo, rassicurano gli esperti, non comporta sempre un problema cronico, ma è necessario stare attenti ai segnali e conoscere i rischi cui si potrebbe andare incontro.
La ‘sindrome del cuore in vacanza’ può manifestarsi su più fronti. A livello del cuore, è possibile avvertire palpitazioni più intense o accelerate e, in certi casi, anche dolore o pressione al petto. Può capitare di sentirsi eccessivamente stanchi o storditi, fino a provare vertigini o svenimento. Sia a riposo o in attività, infine, potrebbe essere difficoltoso respirare regolarmente. Sebbene possa colpire chiunque, esistono alcune categorie decisamente più a rischio: ipertesi, fumatori, sedentari, diabetici, persone in sovrappeso o con livelli alti di colesterolo nel sangue. Tutti questi sintomi, e le palpitazioni alterate in particolare, possono essere episodiche oppure persistenti; diventano particolarmente gravi se il soggetto è un consumatore abituale di alcol.
Diversi studi negli ultimi quarant’anni hanno inoltre evidenziato casi di disturbi a carico del cuore in soggetti portati a esagerare a tavola, con alcolici in particolare. Un recente studio prospettico ha utilizzato tecnologie innovative per confermarlo. A cento pazienti sono stati applicati dispositivi indossabili per eseguire un elettrocardiogramma continuo e un sensore alla caviglia. L’analisi è durata quattro settimane, durante le quali i partecipanti avevano il compito di attivare, con un pulsante, la registrazione del tracciato ECG. Cinquantasei (con un’età media di 64 anni, per la maggioranza maschi) hanno avuto almeno un episodio di fibrillazione atriale collegabile all’elevato consumo di alcolici, nell’arco di circa dodici ore. Per i ricercatori è stata così confermata l’evidenza di alterazioni del battito cardiaco causate da un comportamento evitabile.
L’abitudine all’eccesso durante le festività è evidente in molti contesti. Negli Stati Uniti, per esempio, si sa che circa un quarto delle vendite di liquori e distillati avviene proprio nel periodo che va dal giorno del Ringraziamento a Capodanno. Questo problema, denominato binge drinking è diffuso anche in Italia, dove – secondo gli ultimi dati relativi al 2020 – il 14,2% degli uomini e il 6,4% delle donne di età superiore a 11 anni hanno dichiarato di aver abitualmente ecceduto con l’alcol per un totale di 5 milioni e mezzo di persone.
Quanto alle conseguenze della sindrome del cuore in vacanza, gli esperti sottolineano che in assenza di malattie cardiache, si risolve spontaneamente e solo in pochi casi può ripresentarsi entro un anno. Qualche giorno di riposo, una dieta sana e l’astensione dalle bevande alcoliche sono necessari. È raccomandata una visita presso il proprio medico di medicina generale per valutare a quali esami sottoporsi.
Conclusioni
La sindrome del cuore in vacanza esiste e indica un insieme di sintomi che si verificano in pazienti sani, senza patologie cardiovascolari, in concomitanza con i periodi festivi oppure nel fine settimana. In particolare, sotto questo termine vengono classificati i pazienti che subiscono aritmie cardiache in seguito ad abbuffate di cibo o alcol.
Fonti
'Dottoremaeveroche?' della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri
Istituto superiore di Sanità
Ministero della Salute
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