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Cresce nel mondo la preoccupazione legata al virus Oropouche (Orov), che può determinare una infezione anche molto grave. Diffuso principalmente nell'America centro-meridionale e nei Caraibi, nelle ultime settimane anche in Italia sono stati registrati alcuni casi. L'allerta è salita con i primi due decessi da febbre Oropouche - i primi registrati a livello mondiale - verificatisi in Brasile nei giorni scorsi. Questo virus non è tuttavia endemico in Italia. Una malattia si considera infatti endemica, dando luogo a un'endemia , quando l’agente responsabile è stabilmente presente e circola nella popolazione, manifestandosi con un numero di casi più o meno elevato ma uniformemente distribuito nel tempo.
Analisi
l'infezione da Oropouche ha causato due primi decessi in Brasile, nello stato di Bahia, e si tratta dei primi registrati a livello mondiale. La conferma è giunta dal Ministero della Salute brasiliano. La febbre di Oropouche è un'infezione virale tropicale trasmessa da moscerini e zanzare e prende il nome dalla regione in cui è stata scoperta e isolata per la prima volta nel 1955, presso il laboratorio regionale di Trinidad, vicino al fiume Oropouche, a Trinidad e Tobago. Il primo decesso è stato confermato il 17 giugno 2024. Il paziente aveva 24 anni, viveva a Valença ed è morto a marzo. Il secondo decesso, nei giorni scorsi, riguarda una donna, ed il Ministero della Salute brasiliano sta ancora indagando su un'altra morte sospetta nello stato di Santa Catarina. L'Organizzazione panamericana della sanità (Paho) ha inoltre emesso un allarme epidemiologico per informare i Paesi membri sull'identificazione di possibili casi, attualmente in fase di indagine in Brasile, di trasmissione del virus Orov dalla madre al bambino durante la gravidanza. La Paho ha pubblicato un alert in cui segnala due possibili casi di trasmissione del virus da madre a feto: in entrambi i casi la donna ha perso il bambino, anche se non è ancora confermato che la causa sia l’infezione. Le autorità sanitarie brasiliane hanno inoltre comunicato all’Oms di aver riscontrato la positività a Oropouche (ma non ad altri virus) in 4 bambini nati con microcefalia, una malformazione neurologica nella quale la circonferenza del cranio è più piccola del normale. Questa malformazione è stata associata in passato all’infezione da virus Zika in gravidanza. "La possibile trasmissione verticale e le sue conseguenze per il feto sono ancora sotto indagine", fa sapere l’Oms. In Italia, ad oggi, sono stati diagnosticati 4 casi tutti di importazione, ovvero di soggetti rientranti dal Brasile e da Cuba. La malattia da virus Oropouche , spiega l'Istituto superiore di sanità, è una arbovirosi causata dal virus Oropouche (Orov), un virus a Rna che può essere trasmesso agli esseri umani principalmente attraverso la puntura di Culicoides paraensis, un piccolo dittero ematofago di 1-3 mm, simile ad un moscerino, che nelle aree endemiche si trova in zone boschive nei pressi di ruscelli, stagni e paludi, o di alcune zanzare come Culex quinquefasciatus. Nessuno di questi vettori al momento è presente in Italia o in Europa. Non è stata al momento confermata la possibilità di una trasmissione da uomo a uomo del virus. Nel 2024 (al 23 luglio), sono stati registrati oltre 7700 casi nel mondo in cinque paesi: Brasile, Bolivia, Peru, Cuba e Colombia. I primi casi registrati anche in Italia sono senza conseguenze gravi. Il rischio di infezione è presente se si viaggia nei paesi in cui è presente il virus. Per chi si trova in queste zone si raccomanda di mettere in atto tutte le precauzioni necessarie ad evitare il contatto con gli insetti vettori: usare repellenti chimici, indossare vestiti che coprano braccia e gambe, soggiornare in case dotate di zanzariere e cercare di ridurre le attività all’aperto nei periodi di maggiore attività vettoriale (alba e crepuscolo). I sintomi principali dell’infezione sono febbre, mal di testa, dolore articolare e, in qualche caso, fotofobia, diplopia (visione doppia), nausea e vomito. Sono stati inoltre registrati sporadici casi di interessamento del sistema nervoso centrale, come meningite ed encefalite. Nel 60% circa dei casi dopo la prima fase acuta i sintomi si ripresentano, in forma meno grave: di solito da due a dieci giorni, ma anche dopo un mese dalla prima comparsa. Se si è di ritorno da un viaggio nei paesi in cui è presente il virus e si hanno questi sintomi il consiglio è di rivolgersi al proprio medico. Il primo caso in Europa di febbre Oropouche - in una paziente con una storia recente di viaggi nella regione tropicale caraibica - è stato accertato dal Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell’Irccs sacro Cuore Don Calabria di Negrar. Oropouche come le altre arbovirosi, precisa Federico Giovanni Gobbi, direttore del Dipartimento che ha permesso la diagnosi, "costituisce una delle emergenze di salute pubblica con le quali dobbiamo abituarci a convivere. L’essere riusciti ad isolare il virus Orov ci fornisce un’arma in più per affinare la diagnostica e la ricerca".
Conclusioni
A livello mondiale, allarmano i casi di febbre Oropouche, soprattutto dopo il verificarsi dei primi due decessi in Brasile. L'allerta è alta anche per le possibili conseguenze dell'infezione materna sul feto in caso di gravidanza, una evenienza ancora da confermare ed attualmente allo studio. Al momento il virus Oropouche non è endemico in Italia. Una rassicurazione arriva dall'Istituto per le malattie infettive Spallanzani di Roma: "Bisogna prepararsi, non preoccuparsi - afferma Emanuele Nicastri, Direttore UOC Malattie Infettive ad Alta Intensità dello Spallanzani -. l'importante è prepararsi anche ad eventi che finora non conoscevamo o conoscevamo poco come appunto il virus Oropouche, nient' altro che un'altra infezione che si diffonde attraverso le zanzare in area tropicale, soprattutto in Sud America. Si tratta di un'infezione nota da anni solo che, con l'incremento dei casi che si è registrato negli ultimi mesi con alcune migliaia di casi segnalati all'Organizzazione Mondiale della Sanità, è giusto avvisare di questa possibilità la rete di malattie infettive, in particolare tutti i colleghi che lavorano nei Pronto Soccorso. Per cui, in caso di un paziente che rientra con sindrome febbrile aspecifica, va considerata in diagnosi differenziale, oltre alla malaria o alla dengue, anche l'infezione da virus Oropouche. Per cui si tratta solo di essere preparati a conoscere anche le novità che arrivano da Paesi esotici".
Fonti
Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar - Ansa.it
Istituto per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani
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