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E' illegale visitare contenuti nel dark web? Per rispondere a questa domanda è innanzitutto importante comprendere a cosa si riferisce il termine dark web e spiegare i potenziali rischi per gli utenti, così come i possibili benefici.
Analisi
Con il termine deep web di indica l’insieme dei contenuti in Internet che non sono indicizzati dai motori di ricerca come Google. Esempi di contenuti classificati come deep web sono le intranet aziendali oppure qualunque contenuto accessibile previa autenticazione, come un account bancario oppure una casella di posta. La maggior parte dei contenuti del deep web è legale e legittimo e non ha nulla a che fare con il crimine informatico, sebbene spesso si associ erroneamente tale termine con una parte del web oscura. Anche con il termine dark web si riferisce una porzione di Internet non indicizzata, per il cui accesso, tuttavia, è necessario utilizzare software specifici.
La caratteristica che più di tutte rende il dark web un luogo privilegiato per le comunità di criminali informatici è l’anonimato. Immaginando l’intero Internet come un iceberg, indicheremo il clear web, ovvero ciò che indicizzano i motori di ricerca, come la parte emersa mentre sotto la superficie troviamo il deep web, di cui il dark web è un sotto insieme. Si stima che l'insieme dei siti web e dei dati indicizzabili dai motori di ricerca rappresenta meno del 5% dell'intera rete Internet.
Fatta questa premessa, è lecito pensare che il dark web sia un luogo esclusivamente frequentato da criminali informatici? Ed ancora, è illegale visitare il dark web? La risposta alla seconda domanda è no, visitare il dark web, infatti, non è illegale a meno che non si sia coinvolti in attività criminali come la vendita di beni o servizi illegali (come ad esempio i dati di carte di credito rubate, documenti contraffatti, droga, etc.). È illegale accedere ad informazioni riservate o sensibili, come numeri di carte di credito o informazioni personali per poi divulgarle con diverse finalità. In alcuni paesi del mondo l'accesso a risorse nel dark web e alle attività online sono soggette a restrizioni legali, tra essi Cina, Iran, Russia, Corea del Nord ed Arabia Saudita. Le darknet, tuttavia, sono uno strumento fondamentale per garantire la libertà di espressione online.
L’utilizzo di reti come Tor consente a persone che vivono in paesi governati da regimi autoritari e repressivi di eludere la censura ed avere accesso ad Internet in anonimato. La rete Tor è probabilmente la principale infrastruttura di navigazione sicura utilizzata da giornalisti, attivisti e da tutti coloro che necessitano di proteggere la propria privacy. Per molte persone la capacità di nascondere la propria attività online agli occhi di governi repressivi è questione di sopravvivenza. Sono state spesso documentate attività di sorveglianza che hanno portato all’arresto e persino all’esecuzione di individui in opposizione con i loro governi.
Il rischio nell’uso del dark web non è esclusivamente di tipo legale, visitare un sito sbagliato può comportare diversi problemi agli utenti. È importante essere consapevoli dei rischi in cui si può incorrere utilizzando le darknet per adottare le necessarie misure di difesa. Ricercando informazioni riservate divulgate nelle darknet è facile imbattersi in documenti condivisi mediante file che sono in grado di avviare un processo di infezione dei nostri sistemi. A quel punto un malware installato sul computer delle vittime potrebbe consentire il furto di informazioni sensibili, informazioni finanziarie, e persino portare a furti di identità. Il dark web inoltre è noto per essere utilizzato da truffatori di ogni genere che possono ingannare gli utenti promettendo servizi e prodotti che non saranno mai forniti. Sono diverse le storie di frodi perpetrate agli utenti in cerca di armi o di servizi di “hitman” (assassini su commissione) nel dark web.
Conclusioni
Possiamo quindi affermare che nel dark web è possibile imbattersi in contenuti illegali esattamente come potrebbe accadere con contenuti presenti nella parte in chiaro di Internet. La principale differenza è nella modalità di accesso e nella possibilità di beneficiare di condizioni di pseudo-anonimato che tanto attraggono i malintenzionati.
Fonti
Pierluigi Paganini, Ceo di Cyberhorus, professore di Cybersecurity presso l'Università Luiss Guido Carli e coordinatore scientifico Sole 24 Ore formazione.
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