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Spesso alle colture oleaginose, come soia e olio di palma, viene attribuita la responsabilità di essere le principali cause dei cambiamenti nell'uso del suolo a livello globale, con conseguente perdita di superficie forestale soprattutto nelle aree tropicali ed emissioni legate a tali cambiamenti. Tuttavia, spiega Maria Vincenza Chiriacò, ricercatrice del Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc), "esistono metodi per garantire la produzione di questi oli con un impatto ambientale ridotto e preservando le foreste esistenti".
Analisi
Le colture oleaginose, insieme ad altri sistemi agricoli, "sono tra i principali responsabili dei cambiamenti nell'uso del suolo a livello globale, compresa la deforestazione, con conseguenti emissioni di gas serra (Ghg). Tra queste - ricorda la ricercatrice - l'olio di palma è tra i più criticati, essendo stato una delle principali cause della perdita delle foreste tropicali primarie osservata negli scorsi decenni, soprattutto in Indonesia e Malesia. La critica all’olio di palma - aggiunge Chiriacò - ha generato due diverse reazioni al suo utilizzo in vari settori (alimentare, mangimistico, biodiesel, applicazioni come tensioattivi, ad esempio): da un lato si assiste ad una crescente richiesta di olio di palma certificato come sostenibile e privo di deforestazione, mentre dall'altro lato è aumentata l'attenzione verso altri oli vegetali come possibili sostituti, tra cui l'olio di soia, di colza e di girasole".
Ma quale tra queste due soluzioni è quella a minor impatto ambientale? "In un recente studio pubblicato su un’importante rivista internazionale - spiega Chiriacò - è stato esaminato l’impatto in termini di potenziali cambiamenti nell'uso del suolo, potenziali perdite di stock di carbonio forestale e conseguenti emissioni di gas serra della sostituzione dell'olio di palma con altri oli vegetali (soia, colza, girasole) a confronto con l'olio di palma privo di deforestazione. I risultati hanno mostrato che la sostituzione dell'olio di palma con altri oli potrebbe comportare un aumento della deforestazione fino a 52 milioni di ettari a livello globale. Al contrario, se l’intera produzione globale di olio di palma diventasse priva di deforestazione, le emissioni di gas serra correlate alla sua produzione si ridurrebbero del 92 %, passando dagli attuali 371 a 29 milioni di tonnellate di CO2 equivalente all'anno".
Conclusioni
Sebbene le piantagioni di palma da olio abbiano storicamente generato un notevole impatto ambientale, la sostituzione dell’olio di palma con altri oli non rappresenta una soluzione più sostenibile. Al contrario, la certificazione di sostenibilità e di filiere prive di deforestazione, possibilmente applicata ai sistemi produttivi di tutti gli oli vegetali, garantirebbe un minor impatto ambientale e una serie di benefici anche socio-economici. Quindi è possibile produrre e consumare oli vegetali secondo metodi sostenibili con basse emissioni di gas ad effetto serra, provenienti da filiere prive di deforestazione, senza cambiamenti nell'uso del suolo e con basse emissioni di gas ad effetto serra
Fonti
Maria Vincenza Chiriacò, Cmcc
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0048969723081160#ab0005
Chiriacò, M. V., Galli, N., Santini, M., & Rulli, M. C. (2024) Deforestation and greenhouse gas emissions could arise when replacing palm oil with other vegetable oils. Science of The Total Environment, 914, 169486.
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