Il volume d'acqua prelevato in Italia
per uso potabile supera i 9 miliardi di metri cubi l'anno, per
un prelievo giornaliero di 25 milioni, ma il volume
effettivamente erogato corrisponde alla metà del prelievo (4,6
miliardi di metri cubi), principalmente a causa delle perdite
nel trattamento di potabilizzazione (1 miliardo) e
dell'inefficienza della distribuzione, in cui si spreca circa il
40% del quantitativo immesso in rete (3,4 miliardi).
È quanto emerge nella relazione della Corte dei Conti, in cui
la magistratura contabile ha analizzato "Il contributo al
raggiungimento dell'obiettivo 6 dell'Agenda 2030 dell'Onu e alla
mitigazione dei danni connessi alla siccità attraverso il
miglioramento della rete distributiva e dell'approvvigionamento
idrico".
L'analisi degli investimenti lordi del periodo 2012-2023,
calcola la Corte, segna un incremento da 33 a 70 euro pro
capite, mentre il rapporto tra valori medi delle tariffe e
prodotto interno lordo pro capite dei Paesi Ue rimarca
l'inadeguatezza dell'attuale sistema tariffario italiano a
garantire gli investimenti necessari. Per il futuro - è la
conclusione - "si pone la scelta tra l'adeguamento delle tariffe
e il reperimento di fonti finanziarie di altra natura che
sostituiscano le risorse assicurate, fino al 2026, dal Pnrr".
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