Per Filippo Turetta "prevedo una
commisurazione della pena della giusta severità". Così il prof
Giovanni Caruso, difensore di Filippo Turetta, commenta con
l'ANSA il processo che vede il giovane imputato per l'omicidio
di Giulia Cecchettin. Anche se, spiega Caruso, "che i processi
per reati come i femminicidi vengano definiti con l'ergastolo è
abbastanza frequente. E' una possibilità". Dopo il lungo
interrogatorio di ieri in Corte d'Assise a Venezia, il legale
non ha più sentito Turetta - "sicuramente era scosso" - Essendo
stato esaurito con l'udienza di ieri l'esame dell'imputato - la
seduta del 28 è stata infatti annullata - è possibile che
Turetta non si ripresenti più in aula: "dipenderà da lui", ma
"in astratto, dal punto di vista processuale, non è più
necessario". Il faccia a faccia con i giudici era una condotta
che il legale aveva stabilito con Turetta, una condizione per
garantirne il proseguimento della difesa. Così come l'idea di
scrivere di suo pugno il memoriale di 80 pagine depositato ieri.
"E' stato un adempimento molto duro, sofferto, per tutti -
aggiunge - ma era un passaggio che ho ritenuto. doveroso, che
andava fatto e sul quale ho insistito". Il proposito era anche
quello di far capire, non solo ai giudici, il percorso di
consapevolezza di Turetta rispetto all'enorme gravità del fatto
commesso. "Anche se - riflette Caruso - sotto l'aspetto
mediatico qualsiasi cosa avesse fatto Turetta non sarebbe
bastata. L'opera di mostrificazione andava portata a termine. La
rotta è segnata".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA