La revisione della legge regionale
23 del 2022, che con la modifica del 2023, "esclude tutti coloro
che hanno compiuto reati, anche se passati in giudicato e se non
è stata richiesta la riabilitazione, dall'assegnazione degli
alloggi popolari, anche per tutti i componenti del nucleo
familiare" è la richiesta dei sindacati degli inquilini.
Posizione espressa in una conferenza stampa presso la sede della
Uil e alla quale hanno partecipato la segretaria nazionale del
Sunia, Cristina Piastrelli, i referenti umbri, Rossano Iannoni,
Sicet, Gino Bernardini, Uniat Gianluca Ciambelli e Unione degli
inquilini con Ribac Aurel.
"Tale norma ha profili di incostituzionalità - hanno
sostenuto i sindacati - perché lede il diritto alla casa. Il
concetto di estendere il divieto di assegnazione ai membri del
nucleo familiare di una persona che ha commesso un reato, pur
passato in giudicato, viola il principio secondo il quale la
giustizia penale è personale".
Contestato anche - è detto in un comunicato diffuso dalla
Uil - il fatto che si pretenda di chiedere una riabilitazione
per un reato la cui pena è stata scontata.
I sindacati confederali e degli inquilini, che puntano ad
una class action, chiedono di modifica della legge e pongono il
tema ai candidati presidente della Regione. "Esistono 1.000
appartamenti dell'Ater vuoti - affermano -, perché non possono
essere assegnati per lo stato in cui si trovano. Si tratta del
13 per cento dei beni dell'Ater. Chiederemo al prossimo
presidente di mettere a bilancio almeno 4 milioni di euro per le
manutenzioni, almeno di 200-300 appartamenti l'anno".
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