Per Claudio Cipolla e Alessandro
Rampiconi, segretari generale della Cgil e della Fiom di Terni,
"è venuto il momento di lasciare perdere gli slogan, anche
recenti dell'azienda, e le iniziative da campagna elettorale e
fare chiarezza sulle azioni concrete che si devono intraprendere
per capire se le linee guida del piano industriale di Ast,
presentate il 5 febbraio 2022, sono confermate e realizzabili
nei tempi utili, oppure valutare le ricadute in caso contrario".
"Da oltre due anni - sostengono in una nota congiunta - come
Fiom e come Cgil siamo in campo con una proposta di sviluppo
sostenibile per il nostro territorio che affronta il tema delle
aziende energivore e la scarsa competitività dell'Italia sui
fattori localizzativi, a partire dai costi dell'energia fuori
scala nel rapporto con gli altri paesi europei, mentre i livelli
salariali rimangono i più bassi all'interno del vecchio
continente".
"Le amministrazioni locali - dicono Cipolla e Rampiconi -
hanno avuto la nostra elaborazione che mette in relazione anche
il fabbisogno energetico del territorio, i costi per le imprese
e le famiglie, con l'impatto ambientale, puntando sull'utilizzo
delle fonti rinnovabile e delle comunità energetiche previste
nel Pnrr. Tutto questo, però, non è mai stato in discussione
all'interno dell'Accordo di programma, perché non è stata
prevista la presenza delle organizzazioni sindacali e nessuna
istituzione ha mai aperto un confronto nel merito, limitandosi
solo ad aggiornamenti sullo stato di avanzamento dell'accordo e
a indicare date possibili per la chiusura, ad oggi, sempre
disattese".
Fiom e Cgil di Terni ricordano che nell'unica riunione al
Mimit alla presenza di tutti gli stakeholder, a maggio 2023, le
organizzazioni sindacali hanno appreso che i titoli dell'accordo
di programma erano definiti e che mancavano "solo" due questioni
importanti, ma collaterali, come l'energia e le infrastrutture.
"Sarebbe oggi utile chiarire dove si è arenata quella
discussione - concludono Cipolla e Rampiconi -. Di certo va
tenuto conto che questo Governo non ha invertito la tendenza,
rispetto all'assenza negli ultimi 30 anni di politiche
industriali, e oggi, più che mai pesa l'assenza di un piano
nazionale della siderurgia e di un piano nazionale energetico".
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