La Corte d'assise d'appello di
Trento, presieduta dal giudice Eugenio Gramola, ha
sostanzialmente confermato la condanna prevista in primo grado
per otto imputati di associazione a delinquere di tipo mafioso e
sfruttamento del lavoro nell'ambito del processo seguito
all'indagine "Perfido" sulle infiltrazioni della 'Ndrangheta nel
settore del porfido in Trentino. La Corte ha confermato
l'impianto della sentenza di primo grado escludendo alcune
contestazioni relative a fatti avvenuti prima del 4 novembre
2016.
In particolare, sono stati condannati Giuseppe Battaglia, la
moglie Giovanna Casagranda, il fratello Pietro Battaglia,
assieme a Mario Giuseppe Nania, Demetrio Costantino, Antonino
Quattrone, Domenico Ambrogio e Federico Cipolloni. Per alcuni le
pene sono state riformate, con riduzione di alcuni mesi rispetto
a quelle iniziali.
La corte ha riconosciuto le spese processuali per le parti
civili: i sindacati Cgil e Cisl del Trentino, la Provincia di
Trento, l'avvocatura dello Stato (per il Ministero dell'interno,
della difesa, per il Cdm e per il Comune di Lona Lases), i tre
lavoratori cinesi e le associazioni Arci del Trentino e Libera.
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