Per il secondo mese consecutivo
Trento si conferma tra le città più care d'Italia. Secondo
l'Istat, infatti, a gennaio i prezzi nella nostra provincia sono
cresciuti del 2,1% su base annua, al di sopra della media
nazionale che si è fermata a +1,5% in base all'indice dei prezzi
al consumo per l'intera collettività. Aumenti ancora più
consistenti a Bolzano che resta la città con gli incrementi
maggiori di tutta la penisola.
Nel dettaglio - sottolinea una nota di Cgil, Cisl e Uil del
Trentino - sempre in base all'indice Nic di Istat, le spese che
crescono maggiormente su base annua sono i prodotti alimentari,
le spese per l'abitazione, quelle legate a ristorazione e
alberghi e altri servizi. Significativo notare come negli ultimi
cinque anni in Trentino l'aumento dei prezzi dei prodotti
alimentari abbia raggiunto il 28,2%, mentre le spese per la casa
e l'energia siano cresciute addirittura del 42,7%.
Complessivamente dal gennaio 2020 ad oggi le famiglie trentine
hanno subito un aumento dei prezzi generali pari al 21,3%
contribuendo così a rendere più poveri molti nuclei familiari
nella nostra provincia, tanto che Istat nel 2023, ultimo dato
disponibile, registrava la crescita delle persone in povertà
relativa al 9,3% del totale della popolazione, superando così
quota 50 mila persone in condizione di bisogno.
In questo scenario - proseguono i segretari provinciali
delle tre sigle sindacali, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e
Walter Largher - la priorità della Giunta provinciale deve
essere quella di sostenere il reddito delle famiglie, favorendo
la contrattazione collettiva di secondo livello e ampliando i
meccanismi partecipativi, investendo in politiche abitative per
abbattere i costi delle case diventate un lusso per molti
lavoratori e lavoratrici, aggiornando all'inflazione reale le
misure del welfare provinciale, a cominciare dall'assegno unico,
approntando urgenti misure contro il caro energia.
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