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Dda Firenze ha chiesto l'archiviazione dell'inchiesta Moby Prince

Dda Firenze ha chiesto l'archiviazione dell'inchiesta Moby Prince

In Commissione i pm di Firenze e Livorno, nel disastro morirono 140 persone

FIRENZE, 25 febbraio 2025, 14:00

Redazione ANSA

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Fermo immagine del servizio mandato in onda dal TG1 per la vigilia del trentesimo anniversario - RIPRODUZIONE RISERVATA

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La Dda di Firenze ha chiesto al gip l'archiviazione dell'inchiesta sul disastro della Moby Prince, il traghetto andato a fuoco il 10 aprile del 1991 dopo la collisione con la petroliera Agip Abruzzo davanti al porto di Livorno, che causò 140 morti. Lo ha reso riferito il procuratore di Livorno Maurizio Agnello all'inizio della sua audizione oggi davanti alla commissione parlamentare di inchiesta sulla strage del Moby Prince, che è seguita a quella del procuratore di Firenze Filippo Spiezia svoltasi in modalità segreta. 

Agnello ha spiegato che, essendo il disastro della Moby avvenuto quasi 34 anni fa, come ipotesi di reato sopravvive solo quella di strage nella forma dolosa. "Occorrerebbe quindi dimostrare ai fini della sussistenza del delitto di strage che qualcuno abbia intenzionalmente agito al fine di cagionare la morte di 140 persone al di fuori di un contesto di terrorismo eversivo o di criminalità mafiosa in relazione ai quali ha già indagato la Dda di Firenze che recentemente ha, come sicuramente riferito dal procuratore Spiezia, richiesto al gip l'archiviazione di quel procedimento".

Riguardo alla procura di Livorno, Agnello ha spiegato che attualmente "sta vagliando le conclusioni che la polizia giudiziaria delegata, la guardia di finanza di Firenze, ha rassegnato in un'informativa di oltre 1.400 pagine su cui ha già riferito ritengo il collega Spiezia. Tengo a sottolineare che, contrariamente alla procura di Firenze, la procura di Livorno ancora non ha formulato le sue richieste al gip. Questa informativa ricostruisce in maniera encomiabilmente certosina gli avvenimenti di cui ci occupiamo". 

"Sarà nostra cura far pervenire alla commissione la nostra richiesta di archiviazione, anche se si tratta di un'indagine ancora in divenire ma noi abbiamo l'obbligo di individuare possibili prove di colpevolezza per reati dolosi e non colposi, perché in quest'ultimo caso sarebbero tutti ormai prescritti a 34 anni dai fatti". Lo ha detto il procuratore della repubblica di Livorno, Maurizio

"Nella poderosa informativa della Guardia di finanza - ha aggiunto il magistrato - sono stati analizzati i tanti troppi punti rimasti oscuri nelle indagini e se ci dovessimo convincere che le condotte di qualcuno fossero state tra le cause di questo disastro non mancheremo di indicarlo al giudice per le indagini preliminari, tuttavia non potremo che arrenderci al fatto che siano passati ormai 34 anni". In un altro passaggio dell'audizione, Agnello rispondendo alle domande dei commissari, ha detto che "non è stata una scelta saggia quella di avvisare, nel corso della prima inchiesta, le indagini alla capitaneria di porto che era ovviamente coinvolta in quello che era accaduto nella rada del porto di Livorno, ma sarebbe stato maglio affidarle a qualche altro oRgano di polizia giudiziaria".

"I soccorsi gestiti malissimo, organizzati male e coordinati peggio è un fatto incontrovertibile da qui a dire che qualcuno avrebbe dovuto risponderne penalmente per reati che oggi non sono prescritti però è tutt'altro" ha detto il procuratore della repubblica di Livorno, Maurizio Agnello.

Secondo il magistrato, infatti, la corposa informativa della Guardia di finanza non "fornirebbe sufficienti certezze" sulle cause che hanno determinato l'incidente e la successiva morte di 140 persone e ha poi aggiunto che "tre commissioni parlamentari d'inchiesta hanno cercato di far luce su questa enorme disgrazia, noi ora ci prendiamo il tempo necessario perché le piccole procure hanno pochissimo personale e noi lavoriamo su urgenze e codici rossi, il resto si fa quando si può e non si può chiedere di più e quindi se devo scegliere tra le possibili prescrizioni del Moby Prince o il codice rosso, scelgo il secondo: ecco come sono trascorsi 34 anni".

Nel suo lungo intervento il magistrato ha spinto molto anche sulla possibile "presenza della nebbia" quella sera nella rada del porto livornese come possibile principale causa dell'incidente suscitando qualche perplessità tra i commissari che lo hanno richiamato "a ragionare sul cosiddetto dolo eventuale o sulla colpa cosciente" per eventualmente perseguire reati oggi non ancora prescritti. In particolare, il deputato del Pd, Matteo Mauri, gli ha fatto notare "che sulla ricostruzione che ci ha offerto nutro più di un dubbio, a cominciare dall'attendibilità del testimone Bertrand e le ricordo che i livornesi tuttora parlano mal volentieri di questa vicenda non perché sono passati tanti anni ma perché hanno piena consapevolezza che dal punto di vista investigativo si poteva fare molto di più".

"Le due precedenti commissioni parlamentari - ha concluso il commissario dem - hanno completamente smontato quelle sentenze che lei oggi vuole tenere in considerazione per la sua ricostruzione, quindi qualcosa in più penso che si potesse fare e credo soprattutto che si possa lavorare sull'accordo assicurativo tra le due compagnie di navigazione per individuare eventuali profili di ulteriori responsabilità oggi perseguibili". 
   

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