I primi cento giorni di governo sono
coincisi con la Vigilia di Natale: "In famiglia, con mia moglie
e i bambini. Dopo un'estate passata in giro per l'Italia durante
il periodo elettorale e tre mesi di lavoro insieme al Consiglio
dopo l'Assemblea di Bologna sentivo il bisogno di staccare la
spina per un breve periodo". Andrea Duodo è presidente della
Federazione Italiana Rugby (Fir) dallo scorso 15 settembre, a
novembre ha vissuto la sua prima finestra internazionale dalle
tribune autorità di Udine, Genova e dello Juventus Stadium di
Torino, nel 2025 lo attende il suo primo Sei Nazioni. "Oltre
centodiecimila biglietti già venduti per le tre partite interne,
a Roma, della nazionale, con Galles, Francia e Irlanda -
commenta -, tre grandi appuntamenti per noi e per i nostri
partner, un fantastico momento di promozione per il nostro
movimento". "Da rugbista non vedo l'ora, da presidente federale
posso dire che abbiamo grande fiducia nel ct Gonzalo Quesada -
continua - e in una squadra giovane, che ha il Mondiale del 2027
come obiettivo di lungo termine. Ma non dimentico i problemi sia
economico-finanziari che di sviluppo del movimento rugbistico
italiano, difficoltà che ci siamo trovati a gestire all'indomani
dell'elezione".
Difficile immaginare quali possano essere, per una delle
federazioni con i maggiori ricavi, con una fanbase di oltre un
milione di utenti, che si accinge a festeggiare le nozze
d'argento con il Sei Nazioni, che dal 2000 a oggi ha
rivoluzionato le entrate e le prospettive del rugby italiano.
"Ma dobbiamo fare i conti con la realtà - chiosa Duodo -, e la
realtà è che nel 2024 la federazione ha una previsione di
chiusura con un passivo di dieci milioni di euro, un'eredità
pesante, di cui eravamo consapevoli nel momento in cui abbiamo
deciso di sfidare la precedente governance. Il movimento ci ha
dato fiducia, il primo obiettivo è quello di riportare il
bilancio federale in acque sicure, ricreare le condizioni per
poter investire sul rugby di base che, nello scorso quadriennio,
è stato abbandonato a se stesso. Abbiamo trovato un grave
passivo economico, e un movimento in grave sofferenza per quanto
riguarda la base, le bambine e i bambini che devono far vivere
il rugby sui campi di tutta Italia. Chi mi ha preceduto aveva
promesso di rilanciare il rugby di base, la realtà è stata ben
diversa".
Il riferimento è a Marzio Innocenti, ex capitano azzurro,
sconfitto da Duodo nelle elezioni di settembre dopo un solo
mandato. Un'anomalia, in un mondo come quello dello sport
italiano dove è tradizionalmente difficile succedere a
presidenti federali in carica. "Nella vita faccio il dottore
commercialista, consulente aziendale e sindaco/revisore dei
conti - spiega Duodo -, ma non è necessario essere dei grandi
analisti per capire che perdite di nove milioni registrate nel
2023 e di dieci milioni stimate nel 2024 siano una strada verso
il baratro. L'incidenza costi/ricavi 2023 è stata del -28%, la
peggiore tra le grandi nazioni del rugby: il primo obiettivo per
il 2025 è riequilibrare il delta tra entrate e uscite. Alzare i
ricavi e limitare gli sprechi, che ci sono stati". "La squadra
di governo Fir che mi affianca, con alcuni colleghi
commercialisti e figure imprenditoriali e manageriali di grande
esperienza - continua -, ha come obiettivo primario
l'approvazione di un preventivo 2025 con una perdita
sensibilmente più contenuta, in grado di garantire sostenibilità
e continuità alla nostra federazione. Uno sviluppo trasparente e
sostenibile della Fir è quanto abbiamo promesso alle società, e
manterremo questa promessa. Prima portiamo la nave Fir in un
porto sicuro, poi ricominceremo ad investire. Nel frattempo
lavoriamo duramente all'aumento delle risorse".
In questo contesto si inserisce la possibile cessione di Zebre
Rugby, la franchigia italiana di United Rugby Championship con
sede a Parma e di proprietà della federazione, per la quale il
Consiglio presieduto da Duodo ha avviato l'invito ad una
manifestazione d'interesse tra privati. "La sostenibilità è il
primo requisito. Oggi le Zebre costano troppo alla federazione -
dice il presidente - e, sia sportivamente che commercialmente,
producono poco, drenando risorse che potremmo investire sul
movimento e sul rugby di base. Non ce lo possiamo permettere,
molto semplicemente. Padova, Roma, Milano, la stessa Parma: non
so dire oggi dove giocheranno le Zebre nella prossima stagione,
o come si chiameranno. Ma una cosa la garantisco: dal 2025-26 la
franchigia dovrà essere solida e sostenibile, anche se gli
effetti concreti sul bilancio federale li avremo solo dal 2026".
Le candidature sono aperte, il tempo per presentare una proposta
scade il 15 gennaio: "Al Consiglio del 7 febbraio potremo capire
quale strada prendere. Con una precisazione: se non saremo
convinti delle proposte, se avremo dubbi sulla sostenibilità,
continueremo a condurre la franchigia come proprietari al 100%.
Ma dovremo ridurre il budget, riducendo l'intervento federale
dagli oltre sette milioni di euro attuali a meno di cinque. Le
Zebre devono essere più funzionali a produrre atleti per la
nazionale, e possono farlo con un costo inferiore a quello
attuale".
Intanto, il Sei Nazioni è alle porte: "Il 21 gennaio
ospiteremo per la prima volta il lancio globale del Torneo a
Palazzo Brancaccio, preceduto dalla 'premiere' della seconda
stagione della serie Netflix 'Six Nations: Full Contact' in
Piazza della Repubblica. Roma sarà, per un giorno, il polo
d'attrazione del rugby mondiale. Poi, l'1 febbraio, il debutto
in Scozia e la settimana dopo la prima in casa contro il Galles:
confermare i risultati del 2024 sarà difficile, ma in Quesada
abbiamo un grande allenatore, e un uomo profondamente
concentrato sullo svolgere al meglio il proprio lavoro, e nel
guidare la nazionale ai traguardi più alti che può raggiungere.
Da tifoso, prima che da presidente, non potrei chiedere di più".
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