Non era cominciata nel migliore dei modi l'avventura a Cagliari di Luigi Riva da Leggiuno, nel lontano 1963. Appena 19enne, il futuro attaccante italiano più forte del dopo guerra voleva subito tornare a casa, 'spaventato' da quel lungo viaggio dalla Lombardia alla Sardegna.
Sardegna che, invece, Riva non abbandonò più. Innamorato di Cagliari e dei sardi, Rombo di Tuono ha sempre vissuto la sua immensa popolarità da normale cittadino, rispettato da tutti, nelle vie del centro - tra via Dante, via Paoli e via Tola, sede del suo ufficio - dove amava fare la sua consueta passeggiata senza essere mai disturbato, se non per un saluto veloce (non erano i tempi dei selfie con lo smartphone).
O nel ristorante del centro storico dove amava cenare, spesso anche da solo, e dove Giacomo il titolare della Stella Marina di Montecristo negli anni gli ha riservato un tavolo tutto per lui, in un angolo del locale personalizzato con foto e simboli di Riva e del Cagliari dello scudetto.
Da calciatore, respinse ogni offerta dei grandi club che lo corteggiavano a suon di miliardi (di lire). Soprattutto la Juventus dell'avvocato Agnelli. Lui, invece, rimase sempre a Cagliari, la sua città di adozione.
Il Comune gli conferì la cittadinanza onoraria nel 2005. Lui, più sardo di tanti sardi. Amato come un Dio dai tifosi rossoblù.
Con lui, una volta appese le scarpette al chiodo, furono in tanti di quella mitica formazione guidata dal 'filosofo' Manlio Scopigno che conquisto lo scudetto nel 1970, a restare a vivere a Cagliari. Reginato, Tomasini, Greatti, Poli, Brugnera, Martiradonna (scomparso nel 2011).
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