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In evidenza
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Qual è la materia dei sogni di cui parla Humphrey Bogart nel finale del ‘Mistero del falco’, prima regia di John Huston? O meglio: i sogni hanno una materia? Sono fatti di qualcosa? Sono fatti di qualcosa che possa essere definito appunto ‘qualcosa’? Di cosa parliamo quando parliamo di materia? Perché ne abbiamo parlato, indirettamente ma neanche troppo, in occasione della morte del fisico Peter Higgs, premio Nobel nel 2013, passato alle cronache dei non specialisti come lo scopritore della cosiddetta ‘particella di Dio’, il bosone di Higgs appunto. Cosa c’entra la materia? E perché Higgs è noto anche per aver pianto nel 2012 all’annuncio dato al Cern, a seguito di complessi esperimenti con acceleratori di particelle, della scoperta del bosone che ora porta il suo nome?
Non è un caso che questa particella sia stata chiamata anche ‘particella di Dio’: il bosone di Higgs – i fisici ci scuseranno per la semplificazione – è all’origine del Big Bang perché è quello che conferisce massa alle particelle e quindi spiega l’origine della materia. La fisica delle particelle infatti, cioè quella che studia le interazioni fondamentali della materia, aveva fino a Higgs un piccolo problema: non spiegava, anzi proprio non trovava, la massa, la materia stessa. Dunque nel 2013 si conclude (provvisoriamente, come è ovvio considerando che la ricerca scientifica non si ferma e che molte scoperte sono ancora da fare) una storia millenaria e per niente lineare che ha interpretato in modi diversi la materia contrapponendola via via, secondo un modo di pensare tipicamente occidentale, alla forma, allo spirito, all’essenza ecc. fino ad essere negata in quanto realtà a se stante
Anzi il massimo filosofo italiano del ‘900, Benedetto Croce, fa dello spirito l’idea stessa della vita. Scrive Nicola Gardini nel suo ‘Le 10 parole latine che raccontano il nostro mondo’: “Croce lo identifica con l’idea stessa di realtà, perché è il motore della storia, accogliendo in sé e superando tutte le contraddizioni e distinzioni”. Parole che per un altro ospite di questi podcast, Michel Onfray, filosofo francese autore di una Controstoria della filosofia, hanno davvero poco senso. Nel primo volume di questa controstoria, “Le saggezze antiche”, Onfray parla di Democrito, il filosofo cosiddetto atomista vissuto tra il V e il IV secolo avanti Cristo, e della sua ‘epifania del corpo materiale’. ‘Non esiste ragione divina – scrive Onfray -; la causalità è immanente e materiale; tutto passa, l’eternità è una finzione, solo il cambiamento è eterno’. Per Onfray l’unico bene che possediamo è il corpo, separato dal quale non c’è nulla, quindi neanche l’anima, corporea anch’essa. Qualunque cosa intendiamo per anima oggi sappiamo che Democrito aveva sostanzialmente ragione: molte spiegazioni di fenomeni che riguardano gli esseri umani risiedono nella materia, siano esse reazioni chimiche o fenomeni elettrici.
L’accezione negativa con cui molti usano per esempio la parola materialismo, rendendola affine ad espressioni come avido e gretto, è dunque ingiusta perché, da Democrito a Epicuro a Lucrezio - il poeta del De rerum natura che è considerato la versione letteraria della concezione del mondo epicurea – il cosiddetto materialismo ha avuto un ruolo chiave nella storia intellettuale dell’Occidente. E in fondo il Prospero protagonista della Tempesta di Shakespeare, secondo cui “siamo della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni, e la nostra piccola vita è cinta di sogni”, si inserisce nel secolare dibattito sulla parola e il concetto di materia e sottolinea al tempo stesso sia l’elemento della sua caducità che quello della sua natura non esclusivamente materiale, se così si può dire. Marco Mengoni, che qualche anno fa ha inaugurato un progetto musicale decidendo di chiamarlo Materia e dividendolo in tre capitoli, in cui mescola corpi, anime, psiche e sentimenti, ha riscattato in musica decenni di insulti alla materia e al materialismo, da George Harrison alla material girl Madonna.
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