"È sempre più frequente che persone
anziane vivano in case di proprietà spesso molto grandi per le
loro esigenze, svuotatesi nel corso degli anni, non più
rispondenti alla funzione di casa per il nucleo familiare
originario", abitazioni che necessitano di frequenti interventi
manutentivi", in uno scenario in cui l'Istat stima che la quota
di individui di 65 anni, o più passerà dal 23,5% (2021) al 34,9%
nel 2050". Parte da queste premesse l'analisi del Consiglio
nazionale del Notariato che ha appena dato alle stampe uno
studio che risponde a domande come "cos'è un contratto di
'senior' cohousing, o di cohousing intergenerazionale?" e "chi
lo può stipulare", e "cosa ha previsto la legge 33 del 2023?".
La disciplina della scorso anno, chiariscono i professionisti,
"ha riconosciuto espressamente il senior cohousing e il
cohousing intergenerazionale, delegando il governo ad emanare
uno o più decreti legislativi, finalizzati ad attuare diverse
misure in materia di politiche in favore delle persone anziane,
anche di tipo abitativo. La scelta - si legge - offre numerosi
vantaggi quali la riduzione del consumo del suolo, un contributo
significativo alla rigenerazione urbana mediante la
riqualificazione ecosostenibile dell'esistente patrimonio
immobiliare, una notevole diminuzione dei costi di vita,
maggiore sicurezza, miglior assistenza e un incremento
dell'interazione sociale".
Oggi, si precisa, "il contratto di cohousing può essere attuato
attraverso diverse tipologie di contratti, quali, per esempio,
la compravendita, in cui ciascun residente è proprietario o
comproprietario dell'immobile in cohousing la locazione, in caso
di appartenenza dell'immobile a un terzo che lo concede in
locazione ai cohousers o il comodato d'uso gratuito. A tali
contratti sarà necessario affiancare un regolamento interno
della coabitazione che vada a disciplinare alcuni aspetti
cruciali, quali - per esempio - i requisiti di partecipazione
alla coabitazione, la gestione dei servizi comuni, le eventuali
modifiche contrattuali dovute a recesso, morte o sopravvenuta
infermità di uno dei coabitanti", sottolineano, infine, i notai.
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