Nel nostro Paese ci sono "6,8
milioni di abitanti che risiedono in aree a rischio alluvionale
medio e 2,4 milioni in zone ad alto rischio, complessivamente il
15% della popolazione", pari a circa 9 milioni di soggetti,
mentre gli edifici in posti ad alto e medio rischio sono 2,1
milioni". A diffondere le cifre è il Centro studi del Consiglio
nazionale degli ingegneri, nella seconda giornata del congresso
della categoria professionale, a Siena.
Le regioni maggiormente in pericolo per gli effetti del
maltempo, si sottolinea, "sono l'Emilia-Romagna, la Toscana, la
Campania, il Veneto, la Lombardia e la Liguria", e sebbene 12,2
milioni di abitanti dello Stivale vivano in aree dove il rischio
è considerato basso, gli studiosi tengono a evidenziare che
"sempre di rischio si tratta".
In virtù del cambiamento climatico in atto, recita il dossier,
"ad essersi aggravata non è la fragilità geomorfologica in sé,
ma la virulenza con cui determinati agenti agiscono sul
territorio, determinando fenomeni di dissesto. In particolare,
l'accentuarsi di lunghi periodi siccità a piogge torrenziali
mette profondamente sotto stress le aree del Paese a maggior
rischio alluvionale e a rischio frana", precisano gli esperti
del Centro studi degli ingegneri.
Per i professionisti, "le risorse pubbliche disponibili sono
state prevalentemente devolute ad interventi emergenziali, cioè
successivi ad eventi catastrofici, mentre minore spazio è stato
dedicato alla prevenzione con una prospettiva di medio-lungo
periodo".
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