Attentati, scontri a fuoco,
massacri, omicidi, sequestri e migliaia di persone sfollate.
L'ultimo rilevamento sulla situazione dell'ordine pubblico e
della violenza in Colombia effettuata dall'ufficio del Garante
dei cittadini (Defensor del Pueblo) esibisce la 'fotografia di
un Paese in guerra', come titolano oggi alcuni media locali.
Secondo le cifre dell'ombudsman colombiano, il recente
sciopero armato dichiarato nel Chocó dalla guerriglia dell'Eln
ha provocato più di 3.500 sfollati che si sommano ai 51.000 per
le violenze scatenate dalla guerriglie nella regione del
Catatumbo, nel dipartimento del Norte de Santander, dove si
contano anche 63 morti e 9 dispersi tra i dissidenti che hanno
aderito agli accordi di pace.
Negli ultimi giorni i gruppi armati hanno ripreso a seminare
il terrore proprio in questa regione con l'esplosione di diverse
autobombe nelle città di Cúcuta e Villa del Rosario, dove le
autorità hanno dovuto dichiarare il coprifuoco.
Ma la ripresa delle violenze, segnala il rapporto, riguarda
anche altri dipartimenti come quelli di Antioquia (segnalati
diversi omicidi e centinaia di sfollati), Arauca (anche qui
omicidi ma anche attentati, reclutamento di bambini e il
sequestro di 4 militari), Valle del Cauca, Nariño, Huila, Sur de
Bolivar, Tolima, Amazonas, Meta, Guaviare, Magdalena Medio,
Caquetá e Putumayo. In ognuno di questi si registra l'attività
di gruppi armati che contendono allo Stato il controllo del
territorio e seminano il terrore tra la popolazione.
In un'intervista rilasciata ieri il nuovo ministro colombiano
della Difesa, il generale Pedro Arnulfo Sánchez Suárez, ha
definito la Colombia "un paziente in terapia intensiva"
ammettendo la gravità della crisi di sicurezza nel Paese.
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